Dissipava i soldi del padre anziché pagare le rette della casa di riposo

Dissipava i soldi del padre anziché pagare le rette della casa di riposo
AGORDO - «Ha dissipato il denaro del padre che doveva amministrare e lo ha utilizzato per acquisti di apparecchi tecnologici». Così nella sentenza i giudici del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
AGORDO - «Ha dissipato il denaro del padre che doveva amministrare e lo ha utilizzato per acquisti di apparecchi tecnologici». Così nella sentenza i giudici del Tribunale collegiale di Belluno, presieduti da Antonella Coniglio, hanno ripercorso i vari elementi che hanno portato alla condanna a 2 anni e 10 mesi di reclusione per Silvano Grava. Il 39enne agordino è finito alla sbarra con le accuse di peculato e rifiuto di atti d'ufficio. Secondo quanto ricostruito dalla Procura l'uomo, dopo essere stato nominato amministratore di sostegno del padre anziano e malato, anziché utilizzare il denaro per pagare i conti della casa di riposo dove il genitore era ricoverato, lo avrebbe trattenuto per sè. Avrebbe acquistato così diversi smartphone e mega-televisioni di ultima generazione. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2010 e il 2012, quando l'imputato gestiva l'intero patrimonio del padre.


Gli accertamenti scattarono dopo una segnalazione della casa di riposo dove l'anziano era ospite, perché le rette non venivano più saldate. Il Tribunale ha condannato Grava anche al risarcimento di quanto si sarebbe trattenuto: 50mila euro da versare alla parte civile (il padre ora amministrato dall'avvocato Alessandra De Col, costituito nel processo con l'avvocato Marianna Hoffer). La sentenza ha accolto in pieno le richieste del pm Simone Marcon che aveva ritenuto provate le accuse come emerso nel processo che si è concluso ieri mattina. La difesa dell'imputato Grava, affidata allo studio legale Massimo Moretti (ieri in aula l'avvocato Federico Garlet) ha puntato sul capo di imputazione vago e comunque sul fatto che l'accusa non poteva essere peculato, ma appropriazione indebita, chiedendo l'assoluzione.


Il collegio di giudici ha sottolineato invece, nelle motivazioni della sentenza, come Grava fosse pubblico ufficiale in quanto amministratore di sostegno e ciò configurasse in pieno il reato di peculato. Per questo lo ha condannato a 2 anni e 10 mesi, oltre all'interdizione dai pubblici uffici. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino