Dal Paradiso all'inferno, la storica discoteca costretta alla chiusura

Il titolare Gino Rampado con la collaboratrice Cristina
SEDICO - Il Paradiso (è) perduto. Gino Rampado allarga le braccia e alza gli occhi al cielo in segno di impotenza. Per la vecchia signora non c'è più...

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SEDICO - Il Paradiso (è) perduto. Gino Rampado allarga le braccia e alza gli occhi al cielo in segno di impotenza. Per la vecchia signora non c'è più tempo. Non c'è tempo per Rampado e per la collaboratrice Cristina Caviola, per tutti La Divina, per capire come adeguare, dove sistemare, come investire. L'ordinanza comunale ha posto il sigillo alla storica discoteca di Sedico che ha fatto ballare generazioni di bellunesi e di trevigiani. Ieri era giorno di lutto. Quarantadue anni portati bene, la «vecchia signora» come Cristina Caviola ama definire il locale, dal 1978 sotto la guida di Rampado, settantenne di Castelfranco Veneto. Ma la burocrazia non lascia scampo

SERRANDA ABBASSATA L'imprenditore gira e rigira il pieghevole con il programma dei concerti tra le mani, ripete «E adesso cosa faccio? Dimmi tu cosa faccio». Ma sa che risposte certe ormai non ce ne sono più. Da qui al 31 dicembre erano state messe a calendario 24 serate di musica live, l'organizzazione della festa dell'ultimo dell'anno era già praticamente ultimata e solo ieri sera sono stati annullati tre eventi. Forse qualche musicista chiederà il risarcimento, per aver perso la data e il cachet. Per i gestori è l'ultimo dei problemi, in questo momento. Sono passate poche ore dalla mail inviata dal Comune con l'annuncio della chiusura e rendersene conto è ancora difficile. «La discoteca è nota in tutto il Nord Italia, da noi arrivavano anche da Bologna racconta Rampado -. In questi vent'anni abbiamo organizzato molte feste di beneficenza ed eventi gratuiti per le famiglie, abbiamo sempre messo il cuore ed eravamo riusciti a creare un clima familiare. Cos'abbiamo fatto per meritare questo?». Il caos del giorno dopo è fatto di centinaia di chiamate da parte di clienti increduli e dispiaciuti, di centinaia di messaggi sul cellulare e di lacrime. Caviola piange, non riesce a trattenere la commozione quando parla degli anziani che ogni venerdì e ogni sabato arrivavano al Paradiso per il liscio, a come l'appuntamento settimanale con la sala da ballo fosse per molti motivo di vita, quasi. «Ad alcuni rispondo, ma non riesco a tutti, sono tantissimi a scriverci racconta -. Lo sapevamo anche noi che il locale era vecchio, ma abbiamo sempre dato molta attenzione alla sicurezza di chi lo frequentava. Abbiamo cinque porte di sicurezza solo al piano superiore, le lampade di emergenza e l'impianto antincendio erano perfetti. E' finita, non possiamo affrontare anche questo». Il day after sono anche incombenze da risolvere, frigoriferi da svuotare, impianti da spegnere. Caviola e Rampado si dividono i compiti, «Tu spegni l'elettrico, io tolgo il prosecco dai frigoriferi», «Prendi poi i limoni dal bar di sopra» vanno dicendosi e le parole pesano, pesano le braccia che portano gli scatoloni fino al bagagliaio dell'auto e pesano anche i passi che scendono le scale.

L'ORDINANZA Rampado non sa cosa fare. I settant'anni gravano sull'entusiasmo e sull'energia nell'affrontare una sfida che sembra troppo grande ed economicamente impegnativa. Il verbale del sopralluogo elenca 22 punti, brevi e secchi: sono le azioni da eseguire per rimettere a norma il locale. Dal piano emergenza inadeguato agli estintori appoggiati a terra anziché essere appesi al muro, da uno specchio scheggiato ad alcune lampade di emergenza non funzionanti fino alle uscite di sicurezza, più strette rispetto alla norma vigente. Eppure realizzate in conformità con le leggi del 1978. «Solo per cambiare le poltroncine servono 50 mila euro riflette Rampado guardandosi attorno sconsolato, seduto al piano superiore del locale -, altri 50 per l'impianto elettrico. Ma non ci sono più molti guadagni, lavoriamo con le orchestre di ballo liscio e la clientela è formata da anziani. Non posso rifare da capo il locale, io mollo. Se qualcuno vuole prenderlo io lo cedo subito». Ma tanta arrendevolezza non gli si addice. Subito dopo alza la testa e chiede «Lei al posto mio cosa farebbe?».
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Il Gazzettino