CONEGLIANO - Dopo essere stato licenziato dall'azienda per cui lavorava, si sarebbe introdotto nel server della società, protetto da misure di sicurezza, al fine,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
A trascinarlo in aula sono stati i vertici della sua ex azienda, la Emax, che si occupa di programmi multimediali, che si è costituita parte civile con l'avvocato Luca Milanese ottenendo una provvisionale di 5mila euro a titolo di risarcimento danni che verranno poi quantificati per intero in sede civile. Le parti offese sostengono che i danni subìti si aggirerebbero sui 40mila euro. Inizialmente la ditta informatica aveva sporto denuncia contro ignoti dopo aver scoperto che qualcuno aveva violato i sistemi di sicurezza ed era riuscito a introdursi nei server del database aziendale. Diversi gli accessi che si erano succeduti con frequenza nel giro di appena sette giorni, dal 18 al 24 maggio 2013. La Procura di Venezia, competente per questo tipo di reati, aveva così raccolto la denuncia della società e aveva poi dato mandato alla polizia postale di Treviso di effettuare le dovute indagini.
Gli inquirenti, dopo settimane di accertamenti, erano riusciti a individuare l'indirizzo IP del computer che aveva violato il sistema di sicurezza. Ottenendo in seguito anche i tabulati dalla Telecom per quanto riguarda le intestazioni dei contratti telefonici, il computer utilizzato per violare i server aziendali era risultato essere quello dell'abitazione dell'ex dipendente. L'uomo, a quel punto, era stato iscritto nel registro degli indagati per l'ipotesi di reato di accesso abusivo a un sistema informatico, successivamente era finito sotto accusa e infine si è trovato ad affrontare il processo pur respingendo ogni addebito. Il giudice, analizzate le fonti di prova, lo ha riconosciuto colpevole. Per le motivazioni si dovranno però attendere 90 giorni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino