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VENEZIA - È arrivato mercoledì al carcere di Montorio Veronese pieno lividi, fratture e con un’emorragia interna in corso. È stato portato d’urgenza all’ospedale Borgo Roma e dopo un delicato intervento all’addome è rimasto tre giorni in terapia intensiva. Alla fine ce la farà, ma adesso vuole giustizia. La persona in questione è un ventitreenne di Mestre di origini romene il quale afferma di essere stato selvaggiamente picchiato dalle guardie carcerarie di Santa Maria Maggiore a Venezia. Un’accusa pesante, che ha già fatto muovere il Garante dei detenuti e di conseguenza la Procura di Venezia, competente per territorio, che ha già iniziato gli accertamenti. In casi come questo, che avvengono all’interno di una struttura non accessibile, è ovviamente tutto da provare. I fatti acquisiti tuttavia sono i referti medici, che parlano di un paziente arrivato al carcere di Verona dalla Casa circondariale di Venezia con costole rotte, lesioni a un orecchio, un occhio tumefatto e lesioni alla milza, che avevano provocato un’emorragia interna. Sulle cause sarà compito delle autorità far luce, partendo però da una segnalazione proveniente da personale ospedaliero e che sarà presto integrata da una formale denuncia presentata dal giovane detenuto e dai suoi familiari.
DETENUTO PER RAPINA
A raccontare la vicenda è stata Anna, la madre di questo giovane, che si trovava in carcere per scontare la pena di sette anni per una rapina a mano armata, che però aveva fruttato un bottino di soli 130 euro.
FUORI PERICOLO
Il garante dei detenuti di Verona, Carlo Vinco, conferma la versione della madre e conferma i contatti con l’Autorità giudiziaria. «Sono andato a trovare il giovane detenuto e dovrebbe essere quasi fuori pericolo - racconta - la Procura è informata dei fatti. Posso dire che a Verona sia il personale carcerario che l’ospedale hanno agito con molta celerità». «È una persona capace di intendere e di volere - spiega l’avvocatessa Osti - e per questo non può essere rinchiuso in una struttura psichiatrica, ma non può essere neppure rinchiuso in un carcere perché l’assistenza che riceve non è adeguata al suo stato. Farò di tutto per far trovare un’alternativa decente per lui».
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