Incinta all'ottavo mese, tutti la sorpassano e lei resta giù dal motoscafo

Incinta all'ottavo mese, tutti la sorpassano e lei resta giù dal motoscafo
VENEZIA Due ore e mezza per tornare a casa dall'ospedale Civile alla Palanca, nonostante pioggia e il rischio dettato dalla nube sviluppatasi dopo l'incendio a Porto...

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VENEZIA Due ore e mezza per tornare a casa dall'ospedale Civile alla Palanca, nonostante pioggia e il rischio dettato dalla nube sviluppatasi dopo l'incendio a Porto Marghera. Selena Cattaneo è incinta all'ottavo mese e venerdì alle 12 si trovata nell'imbarcadero dell'ospedale, dopo aver finito una visita. Lo stato interessante è stato però ignorato soprattutto da chi, nonostante fosse arrivato dopo di lei, abbia fatto il furbetto intrufolandosi all'interno del motoscafo prima di lei e facendole così perdere il posto.


Il nodo centrale rimane sempre lo stesso degli ultimi giorni, le frequenze messe in campo dal Comune non sono sufficienti a sostenere le esigenze dei cittadini: «Come me c'era chi faticava a camminare e tutti erano lì per motivi urgenti - spiega Cattaneo -, se no, in questi tempi di coronavirus, non fanno accedere all'ospedale».

L'avventura è iniziata a mezzogiorno: «Mi sono recata lì per un'ecografia, avrei fatto la strada a piedi volentieri, ma prima la pioggia, poi la nube e tutta la documentazione della visita appena fatta mi hanno fatto pensare al vaporetto». Una linea che, per lei arrivata in pontile poco dopo mezzogiorno, sarebbe passata alle 12.42: «Sono rimasta in piedi per paura che qualcuno mi soffiasse il posto e rischiassi di non accedere, poi sono arrivati i furbi che entrano dall'uscita e il marinaio mi ha bloccata in quanto oltre le dodici persone non si poteva salire per ragioni di capienza».

La donna quindi ha opposto le sue rimostranze, facendo presente che alcuni fossero saliti senza rispettare le code: «C'era anche un anziano con la moglie che è salito lo stesso proprio perché non era giusto perdere il posto a causa di chi non ha rispetto per gli altri. Io ho fatto presente di essere incinta, ma l'equipaggio è stato inflessibile». A quel punto l'unica scelta era quella di prendere un altro mezzo: «Sono dovuta andare al Lido, da lì prendere la motonave per San Zaccaria e poi cambiare con il due per la Giudecca. In totale quasi due ore e mezza per tornare a casa».


Ma non è tutto: «Con me in imbarcadero c'era un'altra donna al nono mese, anche lei rimaneva in piedi per paura che qualcuno la sorpassasse». Nessuno dei presenti ha pensato di aiutare le due donne: «Forse perché la cosa è stata veloce, forse non se ne sono accorti, magari non hanno capito», aggiunge Cattaneo. Che però si chiede come sia possibile arrivare a questo punto: «Chi sarebbe sceso per aspettare un'ora? È questo il problema, i vaporetti per l'ospedale non possono avere una frequenza oraria, ci sono anziani, persone con difficoltà che devono andare al Civile, non è possibile andare avanti così». 
T. Borz. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino