SANTO STEFANO - La chiusura della galleria Comelico, dal prossimo aprile (totale di notte e a fasce orarie di giorno, al momento indefinite di giorno), genererà danni...
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SANTO STEFANO - La chiusura della galleria Comelico, dal prossimo aprile (totale di notte e a fasce orarie di giorno, al momento indefinite di giorno), genererà danni che dovranno in qualche modo essere compensati. Ne è convinto Francesco De Bettin, presidente di Dba Group spa, l’azienda fondata con i fratelli Raffaele, Stefano e Daniele, presente in Comelico con la sede storica operativa di Santo Stefano e specializzata nell’erogazione di servizi di consulenza, architettura, ingegneria, project management e tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
IL DIBATTITO
Con alle spalle una miniera di conoscenze, competenze, esperienze Francesco De Bettin sta seguendo da vicino la vicenda della galleria Comelico, suscitando il dibattito e proponendo soluzioni. Mentre una parte del territorio sembra aver incassato, in un assordante silenzio, il colpo dell’Anas sulla chiusura, un’altra fetta importante del comprensorio non si arrende e rilancia avendo in mente il futuro proprio e delle nuove generazioni, ampliando l’orizzonte, perché un Comelico chiuso, unica area veneta transfrontaliera europea, ricade sull’intera provincia e sull’intera regione.
«IL COMELICO È NOSTRO»
«Il mio Comelico – comincia il presidente di Dba Group – confina con Auronzo, per cui le visite alle Tre Cime sono facilmente fruibili anche per gli ospiti della mia valle. Una complicazione del collegamento tra la valle del Piave, compresa tra la sua sorgente (a Sappada) e la valle dell’Ansiei (quella di Auronzo), arreca e provoca danni importanti all’economia di entrambe, per cui la chiusura della galleria Comelico (anche se parziale, grazie ad un senso unico alternato, che qualcuno dovrebbe spiegare come verrà organizzato) genera danni che dovrebbero essere in qualche modo compensati». Per Francesco De Bettin, Anas giustamente, e a ragione, afferma che la galleria è sua e fa ciò che vuole. «Io, però, dico che il Comelico è nostro e ci dobbiamo vivere e che non è colpa nostra se a suo tempo la galleria è stata costruita male, per cui il problema non è nostro ma del proprietario del traforo – continua –. Loro hanno ragione, ma noi non abbiamo torto. Quantificando il danno e traducendolo in oneri compensativi a carico di Anas o di chi la politica identificherà si otterrebbe una cifra, da utilizzare in qualche modo».
I DANNI
I dati della Camera di Commercio di Belluno e Treviso, forniti dal segretario Romano Tiozzo al presidente, stimano il Pil del Comelico in 100 milioni di euro all’anno. «Supponiamo – dettaglia De Bettin – che la chiusura della galleria Comelico provochi una sua diminuzione del 40% (se non è il 40%, è almeno il 30% ma più verosimilmente il 50%), si ricava che il danno subito dal Comelico è di almeno 40 milioni di euro all’anno».
Il Gazzettino