TRIESTE - (r. p.) Due giustizie, due valutazioni. Il magistrato che ha giudicato i politici regionali di "spese pazze", quelli travolti dall’inchiesta sui...
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È, fino ad oggi, il danno erariale più importate stabilito dalla Corte dei conti nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi regionali. Secondo i giudici, ad aggravare la posizione dell’ex capogruppo del Carroccio sarebbero stati il disordine e la confusione con cui sarebbero stati gestiti i contributi pubblici destinati alla Lega Nord. Narduzzi ha fornito chiarimenti che hanno portato a imputare altri consiglieri, che hanno già restituito alla Regione gli importi contestati. Sotto la lente della Procura contabile erano finite spese di rappresentanza, pernottamenti, viaggi, pedaggi autostradali, parcheggi, taxi, pieni di benzina, compensi a collaboratori e consulenti, spese di divulgazione. Non hanno trovato giustificazione la «spendita di risorse destinate al funzionamento del gruppo consiliare» legate all’acquisto di elettrodomestici, casalinghi, orologi e articoli di gioielleria, ma anche materiali da costruzione, servizi in istituti di bellezza e ingressi negli stabilimenti balneari.
Stigmatizzato - sia dalla Procura che dai giudici - anche il comportamento di Narduzzi il giorno in cui la Guardia di finanza arrivò in Consiglio regionale per i controlli disposti dalla Procura ordinaria di Trieste: «Dava disposizioni - riporta la sentenza - affinchè prima dell’accesso degli agenti fosse manomessa la documentazione dei rimborsi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino