Con i suoi Cacciatori del Sile fu uno dei più coraggiosi combattenti durante i Moti del 1848 (che gli fecero trovare anche l'amore), e successivamente una delle anime...
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Eppure lui, nato nel marzo del 1810 a Cordignano di Vittorio Veneto da Pietro e Teresa Mazza, dopo la laurea in ingegneria civile a Pavia aveva iniziato a lavorare nel campo delle assicurazioni, divenendo agente delle Generali a Ceneda.
Nel 1848 la sua vita subì una svolta imprevedibile: mosso da una inesauribile carica patriottica e da un forte sentimento anti-austriaco, si arruolò nella Legione Trevigiana e dopo la capitolazione di Treviso raggiunse Venezia col suo battaglione, divenuto dei Cacciatori del Sile; col grado di maggiore si distinse soprattutto nella strenua difesa di Forte Marghera, dove rimase anche ferito, guadagnandosi una solida amicizia con Daniele Manin.
Ma ebbe anche il tempo di mettere a segno azioni eroiche: il 7 luglio 1848 i veneziani avevano bisogno di conquistare la località di Cavanella, saldamente in mano austriaca, per alleggerire il peso della pressione dell'assedio. Il piano prevedeva un finto attacco da parte di un altro contingente, mentre Francesconi avrebbe attaccato frontalmente la divisione nemica raggiunto poi da altri rinforzi. Qualcosa però non funzionò e i Cacciatori del Sile si trovarono da soli ad affrontare la guarnigione austro-ungarica; il combattimento fu comunque vinto dal manipolo veneziano, che fece prigionieri e recuperò armi e munizioni.
A Venezia Daniele Francesconi si innamorò ricambiato della contessa Clara Michiel, di origine patrizia ma soprattutto appartenente a una delle famiglie più strenuamente patriottiche tra quelle dell'antica nobiltà veneziana. I due si sposarono nel 1859 ed ebbero una figlia, Teresina; ma in quei dieci anni, tra il 1849 e il il 1859, avvennero diversi fatti: riparato in Svizzera dopo la vittoria austriaca e tornato in laguna a seguito di una amnistia, nel 1850 Francesconi fu infatti nominato segretario della Direzione Veneta delle Assicurazioni Generali, carica che mantenne fino al 1875; l'anno successivo promosse l'acquisto di una vasta area palustre nei dintorni di Caorle.
Ma a causa delle sue idee fu costretto a un nuovo e più lungo esilio: nel 1859, a seguito di tumulti scoppiati in Piazza San Marco per celebrare le vittorie contro gli austriaci a Montebello, Palestro e Magenta nel corso della seconda guerra di indipendenza, fu imprigionato e costretto all'esilio con tutta la famiglia. Si stabilì a Milano e successivamente a Monza, da dove continuò a svolgere i suoi compiti per la compagnia di assicurazioni, che lo riteneva insostituibile. Mise in atto un programma di riordino tecnico e amministrativo che rilanciò le Generali, e proseguì nell'opera di acquisizione di terreni e di sviluppo dell'attività agraria della società, che poté seguire in prima persona a partire dal 1866, quando Venezia e i suoi territori furono associati all'Italia, nata come stato unitario cinque anni prima.
La bonifica di Ca' Corniani, e più in generale dei territori paludosi compresi tra gli alvei del Livenza e del Tagliamento, fu il suo capolavoro ingegneristico e umano. Del quale però non vide il termine. Provato, solo dopo la morte prematura della figlia e altri gravi lutti si spense a 65 anni, il 27 dicembre 1875. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino