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MESTRE - Scuole chiuse in Veneto finito in fascia rossa: alcuni genitori mestrini che devono fronteggiare la chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, oggi alle 11.30 scendono in piazza Ferretto con un flash mob per esprimere il loro disagio. Riuniti nel gruppo Facebook “Stavolta non ci stiamo” (comprende anche genitori e insegnanti di Venezia, della città metropolitana, e in un solo giorno ha raggiunto più di 300 membri), a distanza di un anno dal primo lockdown totale, protestano contro la perdita di socialità dei loro figli, causata dall’imposizione della didattica a distanza e l’incapacità, per i genitori lavoratori, di accudirli. «L’ipotesi di una chiusura improvvisa, in soli due giorni – spiega Carlotta Scarpa, mamma di un bambino della primaria Santa Maria Goretti – non era stata prevista. Io sono ingegnere in un’azienda a Padova, mio marito lavora, e non so a chi affidare due bambini, uno di nove, l’altra di tre».
NESSUN CONTAGIO
Presenti sul gruppo Facebook anche le voci di mamme di alunni dell’istituto comprensivo Viale San Marco, le scuole primarie Toti e Tintoretto. «Gli istituti scolastici - dice una mamma - in caso non ci siano persone a rischio di contagio, dovrebbero rimanere aperte in presenza. Si dovrebbe mettere in campo un reale screening per tutta la popolazione scolastica per garantirne la continuità in sicurezza». In alcune scuole, per esempio, non sono stati registrati contagi. «I bambini che frequentano la Goretti - afferma Carlotta Scarpa - sono stati sempre rispettosi delle regole e dell’uso delle protezioni in modo continuativo. Non possono essere privati della loro socialità, di una routine che gli è dovuta. Nell’ultimo anno sono stati limitati in tutte le loro attività culturali e sportive. La scuola è l’unico momento in cui condividono uno spazio con i loro coetanei, e sono istruiti da professori competenti. La chiusura genera disagio nei bambini». Di qui la decisione di dare vita al flash mob in piazza Ferretto. Le direttive sono che tutti gli adulti che partecipano devono portare due magliette a maniche lunghe da bambino, usate annodate a due a due, per tenere la distanza tra loro e simboleggiare “bambini invisibili”. «Noi genitori - dichiara Cristina Camarda, mamma di due bambini e una delle organizzatrici del flash mob - non abbiamo chiaro perché siano sempre le scuole a chiudere, che non sono luoghi di contagio. La Dad per la fascia dei piccoli dai 6 ai 10 anni è ingestibile, li priva della socialità. Scendiamo in piazza perché vogliamo che il 6 aprile rientrino a scuola».
STRUMENTI CARENTI
Anche in centro storico le criticità non mancano. Le disposizioni del Miur prevedono che gli insegnati si rechino ogni giorno presso le scuole trasmettendo da lì la lezione. Peccato però che in alcune scuole come ad esempio la primaria Canal e la media San Provolo, manchi totalmente la connessione internet rendendo impossibile lo svolgersi della lezione in loco. «Purtroppo è un dato di fatto: molte scuole del centro storico non sono ancora cablate – spiega la Presidente del Consiglio d’Istituto del Morosini Claudia Zennaro – Questa volta abbiamo tutto pronto: piattaforma Gsuite, tablet e pc portatili da assegnare in comodato d’uso alle famiglie che ne fanno richiesta e docenti già formati su come procedere. Senza connessione però è impensabile svolgere le lezioni in aula.
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Il Gazzettino