Il progetto della Regione: «Un Cup unico in tutto il Veneto per farsi curare dove si vuole»

Entro un paio d'anni tutti i veneti avranno la stessa priorità in lista di attesa a prescindere dalla residenza

Il progetto della Regione: «Un Cup unico in tutto il Veneto per farsi curare dove si vuole»
VENEZIA - Un unico grande Centro di prenotazione così che ci si potrà curare dove meglio si preferisce, indistintamente, in tutto il Veneto. È...

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VENEZIA - Un unico grande Centro di prenotazione così che ci si potrà curare dove meglio si preferisce, indistintamente, in tutto il Veneto. È l'obbiettivo di medio-lungo termine a cui lavora la Regione e di cui ha parlato ieri a Mestre l'assessore alla Salute Manuela Lanzarin. «Il Cup regionale vorremmo realizzarlo entro un paio d'anni», ha annunciato Lanzarin spiegando che «in generale è un lavoro che guarda in particolare alla popolazione anziana, che deve avere una corsia preferenziale per ricevere l'assistenza di cui necessita il più vicino a casa possibile».


PRIORITÀ
In concreto cambierà questo: oggi ogni cittadino fa riferimento alla propria Ulss di appartenenza per competenza territoriale e presso la quale ha la priorità. Ovviamente può decidere di curarsi anche in un'altra azienda sanitaria, ma in tal caso deve accettare di venire dopo i residenti andando in lista d'attesa. Quando ci sarà il Cup regionale unico, tutti i veneti avranno lo stesso grado di priorità, dappertutto, a prescindere dalla residenza. «La gestione unificata e uniforme in tutto il Veneto è ciò a cui lavoriamo», ha affermato Lanzarin pur mostrandosi prudente su quello che potrebbe essere l'effetto della riorganizzazione sulle liste d'attesa, tema scottante soprattutto dopo la pandemia da Covid che ha fatto saltare e rinviare numerosissime prestazioni, che poi la Regione ha dovuto in qualche modo recuperare: «Difficile, oggi, conteggiare l'eventuale utilità sull'abbattimento delle liste d'attesa. Vedremo. Sul punto stiamo aspettando dallo Stato i nuovi finanziamenti per il nuovo piano, sapendo che i fronti su cui agire sono sempre gli stessi: immettere prestazioni aggiuntive, assumere nuovo personale che peraltro non si trova, destinare degli extra budget ai privati convenzionati. L'altro tema da tenere in evidenza è l'appropriatezza delle prestazioni ordinate che va sempre verificata e controllata sia per i dottori di famiglia che per gli specialisti».


SCIOPERO
Lanzarin è tornata a commentare lo stato di agitazione proclamato dalla Fimmg: «Lo sciopero? Non è una novità, l'hanno già fatto. C'è tensione. Ma non c'è alcuna volontà di privatizzare, piuttosto quella di rafforzare la medicina territoriale continuando a dare punti di riferimento precisi ai cittadini», la replica dell'assessore che ha proseguito: «La libera professione è possibile, ma il nostro resta un sistema pubblico. Questi privati lavorano senza accreditamento, convenzione e contributi pubblici, è il libero mercato».


Lanzarin ha ricordato che «il Pnrr ci impone di costruire 99 case di comunità su tutto il territorio veneto. Il decreto ministeriale successivo dà gli standard organizzativi: è un po' il libro dei sogni perché non abbiamo personale per far tutto quello che è previsto e non c'è copertura economica. Di certo nelle case di comunità ci saranno ambulatori aperti h24 dove i medici di base si dovranno turnare. È una legge nazionale. Altra cosa è l'organizzazione territoriale, tipo le medicina di gruppo o le reti e quant'altro, su cui stiamo lavorando e su cui resta aperto il dialogo. Con i medici di medicina generale ci siamo già incontrati e abbiamo aperto la trattativa. Presto convocheremo la delegazione trattante. Diamo il tempo al nuovo direttore generale della Sanità, dottor Annicchiarico, di insediarsi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino