Un "cubo" sul tetto di palazzo Keller, protesta dei vicini: «Ci toglie luce, non vedremo più i fuochi»

Il "cubo" sul tetto di palazzo Keller
VENEZIA -  Una «superfetazione sul colmo del tetto», la definiscono i vicini, parte successivamente aggiunta alla sommità di un edificio, che ne...

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VENEZIA -  Una «superfetazione sul colmo del tetto», la definiscono i vicini, parte successivamente aggiunta alla sommità di un edificio, che ne compromette l'aspetto. 


«Compromessa è sicuramente la luminosità dei nostri appartamenti, con relativo deprezzamento degli immobili, e sicuramente l'altezza di quanto ci troviamo ora di fronte, è preoccupante! E di sicuro, non ci permetterà certo di godere come sempre dei fuochi del Redentore», spiegano sconsolati alcuni vicini che affacciano su palazzo Keller, nei pressi di campo Sant'Angelo nel sestiere di San Marco. Presto un nuovo albergo in uno storico palazzo veneziano. «Che pertanto, si presumerebbe vincolato», proseguono ancora i vicini: «La costruzione che abbiamo dinanzi, un parallelepipedo di metallo, una sorta di container, con anche gradini posti a fianco, è sicuramente dedicata ad area di servizio; volta a nascondere cavi e impianti, pare siano previsti degli scambiatori di calore, e siamo pertanto preoccupati per possibili rumori che ne potrebbero derivare». Non è tutto: anche gli abbaini a fianco sarebbero lievitati.

«Dubitiamo siano stati concessi tutti i permessi - concludono - nonostante quello che ci hanno detto, e intendiamo andare uniti a fondo alla vicenda, prima che sia troppo tardi». 
Una lettera, da parte dei vicini, è stata indirizzata al geometra responsabile del cantiere, vertendo su più punti, ai quali necessariamente dovrà esser data risposta: «Avete il permesso per aver fatto questa superfetazione sul colmo del tetto? E ci assicura che non ci saranno rumori derivanti dalle macchine installate? E che d'estate con finestre aperte non entri aria calda?» 

Richiesta non solo una veloce disanima, ma anche una certificazione che attesti quanto sarà riportato. Un gruppo di avvocati, residenti nei pressi, si sono aggregati per vederci chiaro. «Stanno montando gradinate in ferro per raggiungere la costruzione sorta alla sommità del tetto, dall'abbaino», racconta uno dei vicini, sempre più preoccupati per il proseguire dei lavori e il mancato dialogo da parte della società incaricata. 


«Non abbiamo alcuna intenzione di lasciar correre un caso che riteniamo quantomai grave, nel tessuto urbano cittadino, anche a nome di futuri interventi che potrebbero riguardare la città, senza preservare un tessuto urbano e abitativo delicato come si configura quello veneziano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino