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PORDENONE - Il Cro? Brilla di luce propria ed è impensabile che possa essere messo a rischio. Per questo è fondamentale che si ponga fine alla concorrenza tra le strutture sanitarie ed oncologiche della regione, ma ci si decida, da subito, a collaborare insieme. A queste condizioni il Cro potrà senza dubbio tornare ad essere quella grande risorsa per Pordenone, la Regione e l’Italia che è sempre stata. A scendere in campo, nel dibattito aperto dal Gazzettino di Pordenone, sul futuro e sulla difesa dell’istituto oncologico di Aviano, è il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Pordenone, Guido Lucchini.
IL DIBATTITO
«I pordenonesi stanno assistendo ad una lunga querelle relativa al Cro di Aviano, nella quale si sono espressi personaggi molto in vista della comunità. Tanti nomi illustri forniscono la misura di quanto sia importante e sentito l’argomento e quanto sia qualificante il Cro per la sanità del Friuli Occidentale. Tutti sono concordi nel ribadire il ruolo essenziale dell’Istituto nell’ambito dell’oncologia non solo regionale ma, da alcuni che, per ruolo, dovrebbero essere ben informati, vengono fatti dei rilievi critici, che possono suonare allarmanti. Si è addirittura ventilata la possibilità del “declassamento di fatto” del Cro rispetto al riconoscimento di Istituto di Ricerca e Cura, nel caso non si provvedesse a “rimettere in carreggiata” la struttura, facendola uscire nel verso giusto dalla “situazione di bivio” nella quale pericolosamente si trova».
L’ORDINE
«A fronte di questo - va avanti il presidente Lucchini - l’Ordine, attento alle tematiche socio sanitarie, sente il dovere di prendere posizione a favore del Cro e di tutta la Sanità Regionale, così duramente messa alla prova dalla recente pandemia.
LA FOTOGRAFIA
«Negli anni scorsi invece si è assistito purtroppo ad atteggiamenti apertamente concorrenziali tra le principali strutture della regione e tra quelle del Fvg e del Veneto. Si è data troppa importanza e attenzione alla mobilità attiva e a quella passiva, esaltando le “attrazioni” e censurando le “fughe” di pazienti tra le varie aziende sanitarie o tra una regione e l’altra. Le mobilità sono finanziate - va avanti il presidente - quindi condizionano i bilanci aziendali e, di riflesso, spingono alla concorrenzialità. Bisogna invece saper ragionare in termini di cooperazione, dando origine a un sistema di Rete ( non soltanto Oncologica) in cui ogni struttura si distingue per alcune competenze particolari, nelle quali diventa punto di riferimento per tutto il territorio, di cui la rete fa parte. All’Ordine dei Medici abbiamo più volte dibattuto di questi argomenti, parlando di sanità locale, nuovo ospedale, medicina di base. L’opinione di gran lunga preponderante è quella che ho cercato di illustrare. È finita l’era della medicina individuale, dei pochi luminari autosufficienti: la medicina moderna è multidisciplinare e organizzata in rete, e questo è soprattutto raccomandato in oncologia».
LA QUALITÀ
«Nella situazione attuale di risorse economiche finite in sanità - conclude Lucchini - bisogna saper fare un salto qualitativo, dagli atteggiamenti concorrenziali a quelli onestamente collaborativi. Solo così il Cro di Aviano, nonostante la sua collocazione logistica periferica, potrà continuare a essere il “fiore all’occhiello” del territorio e della intera Regione». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino