Alla Tecnofer di Calto è crisi, sono a rischio ottantuno posti di lavoro

Alla Tecnofer di Calto è crisi, sono a rischio ottantuno posti di lavoro
CALTO - Sarà un Natale di ansia per i dipendenti dello stabilimento Tecnofer di Calto. L'azienda di Ostiglia ha presentato martedì al tribunale di Mantova...

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CALTO - Sarà un Natale di ansia per i dipendenti dello stabilimento Tecnofer di Calto. L'azienda di Ostiglia ha presentato martedì al tribunale di Mantova richiesta di concordato in bianco, riservandosi di presentare entro i prossimi mesi un piano di rientro o di ristrutturazione del debito. Una doccia fredda sugli 81 dipendenti della storica azienda leader in Italia nella produzione di coclee e sistemi di movimentazione delle granaglie. Tre le unità produttive, oltre alla principale, a Ostiglia in zona industriale, anche quella di Calto, acquistata nel 2017 e dove lavorano 10 dipendenti e quella di Ficarolo, sempre nel Rodigino, chiusa lo scorso luglio. Immediata la protesta dei lavoratori che, con l'ausilio dei sindacati, ieri hanno indetto una assemblea e dichiarato immediato sciopero e presidio anche per la giornata di oggi. 

 
«Nutriamo fortissima preoccupazione - hanno spiegato i sindacalisti Marco Massari (Fiom-Cgil) e Stefano Bridi (Fim-Cisl) - e abbiamo chiesto di tutelare i lavoratori con ammortizzatori sociali». «Sarò presente al presidio con i lavoratori - aggiunge il sindaco di Ostiglia Valerio Primavori - per esprimere la solidarietà. Intendo convocare Rsu e poi l'azienda per capire come muoverci come istituzione».
BILANCIO IN CRISI
In attesa che il quadro si chiarisca - gli scenari vanno dalla vendita, a un piano che preveda la continuità o alla chiusura aziendale e il licenziamento delle maestranze entro gennaio - il lavoro prosegue comunque con le commesse in atto. Fondata nel 1970 dalla famiglia Borghi, storici industriali rodigini legati alla meccanica agricola, oggi l'azienda fa capo all'amministratore unico Antonio Borghi Lori, 89 anni, residente a Legnago. Le difficoltà finanziarie sono arrivate negli ultimi anni, legate in gran parte alla crisi del settore agricolo.

La flessione della domanda si è combinata alla politica di prezzo al ribasso imposta dai clienti, grandi gruppi industriale del settore macchine agricole. Questo mentre aumentavano i prezzi delle materie prime. Non potendo trasferire i maggiori costi sui propri clienti, la ditta se ne è dovuta fare carico, erodendo quindi i propri guadagni e rendendo inevitabile l'accesso al credito. Dall'incremento di fatturato nel 2017, il bilancio 2018 si è chiuso con un passivo di 2,7 milioni; per quello di quest'anno la perdita è stimata in 2,27 milioni. Borghi Lori ha deciso 8 mesi fa di cedere la Spa (2 milioni e 167mila euro di capitale) alla famiglia Losi che con la società Atena srl (sede a Reggio Emilia) ha iniettato 6 milioni nel capitale sociale. Operazione rivelatasi insufficiente: l'azienda ha continuato a produrre in perdita. Da qui la ricerca di un acquirente (ci sono stati contatti con un imprenditore brasiliano) e la richiesta di concordato.
Nicoletta Canazza Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino