Scarpe, maglie, ristorazione: fatturati dimezzati dal Coronavirus

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DOLO - La crisi economica che ha colpito l'Italia a causa della pandemia ha avuto un impatto pesante anche in Riviera del Brenta e tante sono state le richieste di contributi presentate dalle aziende artigiane nelle scorse settimane. A fare il punto della situazione sono il presidente dell'associazione Artigiani piccola e media impresa Città della Riviera del Brenta', Luca Vanzan, e il segretario Giorgio Chinellato. «Abbiamo ricevuto dalle nostri associati 141 richieste di risarcimenti, pratiche che abbiamo concluso in tempi rapidi. Le richieste accolte hanno avuto rimborsi medi del valore di 1000 euro ad azienda. Il 74% ha ricevuto il rimborso nella forma dell'accredito in conto corrente, mentre altri associati, il 26%, ha preferito la modalità del rimborso con bonus sul credito d'imposta». 


Quali sono le principali tipologie di aziende che hanno fatto le richieste di rimborso per calo di affari e fatturato a causa della pandemia? «Di fatto - evidenzia Chinellato - gli acconciatori e i parrucchieri, gli odontotecnici, e le attività legate a commercio e ristorazione, in particolare le pasticcerie. Altre unità che hanno presentato e ottenuto i rimborsi previsti dal decreto governativo sono state quelle legate ai vari servizi alla persona e numerose imprese del comparto calzaturiero». 
CASI EMBLEMATICI

Qualche situazione particolare? «Emblematico il caso di un'azienda del settore calzaturiero, con 23 dipendenti, che è passata da un fatturato di 1.283.000 euro del 2019 ad uno di 650.000 nel 2020. Un altro caso simile ha coinvolto un'impresa che lavora per il turismo e il settore sportivo, che è passata da un fatturato di 813.000 euro a 462.000. Nel settore della moda una maglieria è passata da un fatturato di 198.000 euro nel 2019 ad appena 40mila euro nel 2020». 
TIMORI E RECRIMINAZIONI

Quali ripercussioni sul fronte occupazionale? «Questi cali sono stati accompagnati da un forte utilizzo della cassa integrazione. La nostra grande preoccupazione, oltre che per le imprese, è legata al momento in cui cesserà il divieto di licenziamento, per le ripercussioni che ci potranno essere nel mondo del lavoro e nella vita di queste persone»


«In sintesi concludono Vanzan e Chinellato quello che ci amareggia è che non sono state messe in campo sufficienti risorse per il mondo dell'artigianato, del commercio e delle piccole imprese». 
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Il Gazzettino