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Piccole botteghe, imprese micoroartigiane e lavoratori autonomi: nel biennio di pandemia in regione si sono perse 500 attività produttive. È il risultato di un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre. È una lenta agonia quella che sta vivendo il mondo del lavoro autonomo. Gli effetti economici provocati dal Covid sono stati molto pesanti. In Fvg dalla fine del 2019 allo stesso periodo del 2021, le due categorie più importanti che caratterizzano il popolo delle partite Iva, vale a dire gli artigiani e i piccoli commercianti al dettaglio, sono diminuite complessivamente di 488 unità, di cui 266 piccoli negozi (-2,8%) e 222 botteghe artigiane (-0,8%). Se poco più di 2 anni fa in regione c’erano oltre 27.700 imprese artigiane, all’inizio di quest’anno sono scese a poco più di 27.500. A livello provinciale la situazione più critica è a Trieste, dove a crollare sono stti soprattutto i piccoli negozi. Male anche Gorizia: -1,2% gli artigiani (-30), -3,7% i negozianti al dettaglio (-41). Tengono di più le attività a Udine e Pordenone: dove comunque si sono perse rispettivamente 206 e 45 imprese artigiane.
I RINCARI
In Fvg il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori. «Per questo - sostiene lo studio - pagano due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas.
TAVOLO PERMANENTE
Da più di un anno la Cgia chiede sia al governo che ai governatori di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e locale. «Mai come in questo momento, infatti, è necessario dare una risposta ad un mondo, quello autonomo, che sta vivendo una situazione particolarmente difficile. Ci sono stati i ristori, ma spesso insufficienti. Con il recentissimo decreto aiuti, infine, anche gli autonomi con un reddito inferiore a 35 mila euro riceveranno nei prossimi mesi il bonus una tantum da 200 euro. Misure importanti, ci mancherebbe, ma insufficienti a fronteggiare le difficoltà provocate da questa situazione di crisi così pesante. Per questo riteniamo indispensabile istituire presso il Mise e nelle Regioni un tavolo di crisi permanente che affronti con maggior determinazione i problemi sopra descritti».
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Il Gazzettino