Ora a Nordest si vede nero: 2023 di crisi per uno su 2. La parola chiave? Incertezza

Ora a Nordest si vede nero: 2023 di crisi per uno su 2. La parola chiave? Incertezza
All'alba dell'anno nuovo, l'opinione pubblica di Veneto, Friuli Venezia Giulia e della provincia di Trento intravvede nubi scure sul futuro. Secondo le analisi di...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
49,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
4,99€
Per 3 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
99,98€
Per 2 anno
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

All'alba dell'anno nuovo, l'opinione pubblica di Veneto, Friuli Venezia Giulia e della provincia di Trento intravvede nubi scure sul futuro. Secondo le analisi di Demos per l'Osservatorio sul Nord Est, le attese verso il 2023 sono tutt'altro che ottimistiche: la maggioranza (relativa, 47%) si attende che, rispetto a quelli appena conclusi, i prossimi 12 mesi saranno peggiori, il 23% li immagina uguali e il 26% migliori.


Se consideriamo l'evoluzione degli orientamenti, possiamo trarre informazioni interessanti: il 2010 era atteso con timore dal 25% degli intervistati, mentre quanti avevano un'aspettativa positiva erano il 39%. Dieci anni più tardi, una quota sostanzialmente identica (26%) guardava al 2020 con pessimismo, ma era il 42% a ritenere non sarebbe stato molto diverso dal 2019. L'anno che di lì a poco si sarebbe caratterizzato per lo scoppio della pandemia da Covid, però, complici anche i primi annunci di vaccini autorizzati dagli Enti internazionali, si chiudeva con una ventata di ottimismo (50%) verso il 2021, mentre la componente scettica si fermava al 22%. Anche verso il 2022 le aspettative erano marcatamente positive (47%), con una quota di dubbio limitata al 16%. Saranno il conflitto in Ucraina, la crisi energetica o il caro-vita che si è andato infiammando, ma il 2023 viene accolto soprattutto con timore: il 47% pensa sarà peggiore del 2022. Rispetto all'ultima rilevazione, la crescita è di 31 punti percentuali: nella serie storica a nostra disposizione, è il valore più alto mai registrato.
Il timore di trovarsi di fronte a un anno peggiore rispetto a quello appena concluso è presente in misura maggiore tra persone di età centrale (58%) e adulti (56%), mentre dal punto di vista socioprofessionale la paura cresce tra disoccupati (70%) e impiegati (54%), casalinghe e liberi professionisti (entrambi 51%). Politicamente, invece, sono soprattutto gli elettori di M5s (68%), Azione-Iv (54%) o chi guarda a formazioni minori (65%) a mostrare una preoccupazione superiore alla media verso il nuovo anno.


Quali sono le parole che i nordestini associano al futuro? Se le guardiamo nel dettaglio, vediamo che è l'Incertezza a prevalere: il 33% la sceglie per identificare il proprio stato d'animo verso ciò che sarà, mentre la Speranza si ferma al 28%. Seguono la Paura e lo Sconforto (rispettivamente, 12 e 9%), mentre l'Opportunità non va oltre il 6%. Intorno al 3%, infine, si raccolgono Rabbia, Entusiasmo, Indifferenza e Impazienza. Nel complesso, le parole che indicano sentimenti negativi catalizzano oggi il 57% delle risposte: più del 2009 (33%), quando infuriava la crisi economica; più del 2018 (38%), quando il disastro Vaia e la tragedia di Corinaldo segnano l'opinione pubblica; più di maggio 2020 (55%), quando la pandemia ci chiudeva in casa; più di novembre 2020 (42%), quando le attese legate ai vaccini erano smorzate da coprifuoco e zone rosse.


Forse, allora, oggi è utile ricordare Cesare Pavese, che ammoniva: Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati, che diventano interessanti. Appuntamento, dunque, tra un anno per l'analisi: nel frattempo, buon 2023 a tutti.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino