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In Veneto la zona arancione si avvicina, la chiusura delle scuole ancora di più. Nel giorno in cui la regione raggiunge un nuovo record, ben 8.666 nuovi contagi nell'arco di 24 ore, il governatore Luca Zaia non conferma, ma neanche smentisce la possibilità di ulteriori restrizioni. La dead-line resta fissata al 10 gennaio, quando si vedranno gli effetti delle feste e dei cenoni di San Silvestro. «Perché adesso contiamo i positivi, ma poi molti dei contagiati finiranno in ospedale», dice Zaia. Solo ieri 138 nuovi ricoverati. E il presidente non nasconde l'irritazione nei confronti di chi continua a dire che il Covid-19 non esiste, che è solo una influenza, che ci si può curare a casa: «E allora, porca p..., dicano qual è la formula magica per curarsi a domicilio. La verità è che i no vax prima predicano bene, ma poi, quando non ce la fanno più e hanno bisogno di ossigeno, si presentano in ospedale. E infatti l'80% per cento dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato».
Veneto, previsioni Covid
Gli scenari sono foschi. «L'Italia arriverà a 100mila nuovi contagiati al giorno, in Veneto di questo passo arriveremo a 10mila casi quotidiani». Gli effetti li sentirà prima di tutto la sanità: «Riusciremo a salvaguardare i reparti di maternità, la dialisi, qualche rete oncologica», dice il presidente della Regione. Che non si esprime sul lockdown per i non vaccinati, tema su cui ieri è intervenuta l'opposizione: «Con questi numeri e il tracciamento ormai saltato, il lockdown per i non vaccinati diventa una soluzione inevitabile», ha detto la consigliera regionale Anna Maria Bigon con i colleghi del Pd, chiedendo che Zaia si esprima al riguardo. «Se ne sta discutendo in conferenza dei presidenti di Regione», si è limitato a dire il governatore, confermando però che, tra tamponi e tracciamento, la situazione è diventata «insostenibile» e che il sistema «è saltato». «Non siamo più nelle condizioni di osservare il libretto delle istruzioni», ha detto Zaia rinnovando la richiesta di eliminare sia il tampone per i contatti diretti asintomatici che la quarantena per chi ha fatto la terza dose di vaccino. «Ricordo - ha detto il governatore - che nel marzo 2020, su richiesta del Veneto, i sanitari che erano stati a contatto con positivi ma erano asintomatici, potevano continuare a lavorare.
E magari cambiare atteggiamento nei confronti dei vaccini. «Rispetto a un anno fa in Veneto abbiamo un terzo dei ricoverati e un decimo dei morti e questo perché i vaccini funzionano. I cittadini dovrebbero capire che la terza dose serve». Zaia ha detto tuttavia di non condividere l'ipotesi, che sta prendendo piede in alcuni paesi esteri, di non curare i vaccinati: «Noi curiamo tutti». E se c'è chi, come il Pd, caldeggia il lockdown per chi non si è immunizzato, la risposta di Zaia è che se entreremo in fascia arancione, le restrizioni di fatto saranno automatiche: «Senza vaccino non si potrà uscire dai confini comunali né entrare nei locali». Solo che dopo l'arancio, se mai il Veneto sarà declassato, c'è il rosso: «Significa tutti a casa».
Le proiezioni non lasciano ben sperare. Il bollettino di ieri dava 8.666 nuovi positivi in 24 ore (il giorno prima erano stati 7.403), 23 decessi, 80.456 persone in isolamento (+ 4.485), 1.290 malati Covid ricoverati in area medica (+126) e 190 in terapia intensiva ( +12). Quanto ai tamponi, il Veneto ieri risultava terzo a livello nazionale (2.466 test su 100mila abitanti) dopo Umbria (2.679) e Abruzzo (2.622). Intanto in Veneto il tasso di occupazione in area medica è arrivato al 19%: al 30% si passa in arancione visto che gli altri paramenti sono già alti (terapie intensive 18% contro la soglia del 20%, Rt 1.13, incidenza 6.10). Con questi dati è presumibile pensare a una chiusura delle scuole, ossia un prolungamento delle vacanze natalizie o la Dad a partire dalla seconda media? Anche qui Zaia non si è sbilanciato: «In questo momento non lo possiamo dire». «Ma il dato innegabile - ha aggiunto - è che il numero di contagiati positivi alla settimana su 100mila abitanti è sopra i 1.000 tra i bambini e sotto i 400 tra gli adulti».
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Il Gazzettino