La curva del contagio si impenna in Veneto e Friuli Venezia Giulia: mai così tanti, 3005 nuovi casi

VENEZIA - In un'Italia in cui si impennano nettamente le curve dei contagi, dei decessi e dei ricoveri, anche il Nordest registra nuovi record sul fronte dell'emergenza...

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VENEZIA - In un'Italia in cui si impennano nettamente le curve dei contagi, dei decessi e dei ricoveri, anche il Nordest registra nuovi record sul fronte dell'emergenza Covid. Solo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia ieri sono state rilevate altre 3.005 infezioni. A contare è indubbiamente la grande mole di tamponi effettuati, oltre 18.000 tra le due regioni, ma a preoccupare sono comunque gli indicatori della pressione ospedaliera, soprattutto nel territorio veneto che ormai è in allerta gialla per effetto dei degenti in area non critica e ha superato quota mille considerando anche i pazienti delle strutture intermedie.

Covid Veneto

Partiamo appunto dal Veneto, dove sono state contabilizzate 12.729 diagnosi molecolari nelle ultime ventiquattr'ore. Le analisi di laboratorio hanno così evidenziato, da sole o a conferma dei test rapidi, la presenza di altri 2.537 contagiati, che portano il totale a 52.309. Molti di loro presentano sintomi lievi, o addirittura nessun disturbo, per cui possono trascorrere la quarantena a casa, magari insieme ai propri familiari a loro volta spesso negativi. Sono infatti 16.918 le persone in isolamento domiciliare: di queste, 7.512 sono positivi, 347 viaggiatori rientrati da zone a rischio e 8.617 contatti di soggetti infetti. Ma purtroppo c'è anche una parte di malati che ha bisogno delle terapie ospedaliere ed è una quota che continua a crescere, come già mostrato dai grafici elaborati dall'assessore regionale Gianpaolo Bottacin. Non tanto per quanto riguarda le Terapie intensive, che comunque sono arrivate ad accogliere 112 degenti, ma soprattutto per ciò che concerne i ricoverati negli altri reparti, saliti a 876 e dunque ormai prossimi alla fatidica soglia di 900, che sancisce per l'intero Veneto l'ingresso nella terza delle cinque fasi di gravità, come già era successo inizialmente per le province di Belluno e Treviso, con la progressiva riattivazione dei Covid Hospital. La presenza poi di altri 74 pazienti negli ospedali di comunità arrotonda ulteriormente il quadro dei ricoveri. Decisamente tragico è inoltre il bilancio delle vittime: altre 17, per un totale di 2.381.

Il triste primato di Belluno, 153 positivi ogni 10 mila abitanti

Covid Friuli

Sono 468 i nuovi casi individuati in Friuli Venezia Giulia, su 5.659 tamponi eseguiti, per un ammontare di 9.610 infezioni dall'inizio dell'emergenza. Scendono a 34 i pazienti in Terapia intensiva, ma salgono a 152 i ricoverati in altri reparti. I 5 decessi portano la drammatica conta a 387. Le persone in isolamento domiciliare sono 3.922.

 

Covid, in Italia l'Rt sfiora 1,6: siamo nello scenario 4 lockdown più vicino

L' indice di trasmissione in Italia ormai è ampiamente sopra a 1,5. Lo confermerà oggi il report settimanale della cabina di regia del Ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità che calcola l'indice di trasmissione, la velocità di diffusione del coronavirus.

 

Protesta

Sullo sfondo di questi numeri non si placano le polemiche per le misure contenute nell'ultimo dpcm. Oggi alle 10.30 a Venezia, fuori da Palazzo Ferro Fini, si terrà la protesta dei lavoratori della cultura, dello spettacolo e dello sport, promossa da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil per chiedere alla Regione un piano di aiuti: «È necessario che si trovino tutte le possibili soluzioni alternative alla chiusura totale, ad esempio permettendo le attività in fasce orarie diverse e nei weekend, per non buttare tutto il lavoro fatto fino ad ora per mettere in sicurezza il settore che aveva programmato stagioni teatrali, proiezioni cinematografiche, attività e corsi nello sport». Una delegazione del settore incontrerà il presidente Roberto Ciambetti e gli assessori Elena Donazzan e Cristiano Corazzari. Quest'ultimo ha scritto al ministro Vincenzo Spadafora: «Molti condividono il timore che la chiusura di tanti impianti, centri, l'interruzione delle attività possa portare più danni che benefici e che sia necessario permettere la continuazione delle discipline».
A.Pe.

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Il Gazzettino