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VENEZIA - Nel giro di tre settimane l'incidenza dei contagi in Veneto è pressoché triplicata. La fiammata estiva del Covid brucia anche a queste latitudini, a giudicare dal numero di infezioni settimanali registrate ogni centomila abitanti: 339 dal 10 al 16 giugno, 623 dal 17 al 23 giugno, 927,3 dal 24 al 30 giugno, giorno in cui i tassi di occupazione ospedaliera sono saliti al 7,9% in area non critica e all'1,8% in Terapia intensiva. Ma proprio giovedì è scaduta la possibilità di utilizzare le Unità speciali di continuità assistenziale, che per quasi due anni e mezzo hanno rappresentato una delle colonne su cui è poggiata l'assistenza territoriale, motivo per cui la Regione ha chiesto alle Ulss di coinvolgere i medici di medicina generale, scatenando le ire del sindacato Fimmg.
LA NOTA
Lo stop delle Usca al 30 giugno è stato disposto da un decreto nazionale dello scorso 24 marzo. Dopo di allora è stata approvata la riforma del modello di sanità territoriale, che include anche l'istituzione delle nuove Unità di continuità assistenziale (Uca), ma la sua attuazione necessita di un atto programmatorio regionale. In attesa di questo provvedimento, e «in relazione all'aggravarsi» del quadro epidemiologico, proprio l'altro ieri dall'ufficio della direzione regionale della Sanità è partita una nota indirizzata ai direttori generali delle aziende sanitarie.
LA POLEMICA
Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg, è furioso. «Come è possibile che, in gravissima carenza di medici, la medicina generale possa caricarsi di ulteriori attività?», chiede elencando le prestazioni ulteriori richieste ai professionisti: «Le visite domiciliari ai pazienti Covid-19, i tamponi domiciliari, le vaccinazioni ai pazienti non trasportabili, il supporto nei punti drive through, la somministrazione dei farmaci antivirali ai soggetti privi di caregiver, le attività di contact tracing in sostegno ai Sisp, la segnalazione dell'eleggibilità e il follow up dei pazienti in terapia con monoclonali». In una parola: troppo, secondo la categoria, che accusa la Regione di mandare «allo sbaraglio i medici senza aver concordato un'organizzazione del lavoro» e lamenta «l'assoluta carenza di programmazione e interlocuzione», riservandosi di attivare «tutte le azioni politiche, legali e di comunicazione».
LA REPLICA
Replica l'assessore regionale Manuela Lanzarin: «Abbiamo chiesto invano al Governo una rassicurazione sulla prosecuzione delle Usca, che si erano dimostrate uno strumento prezioso. Ora la riforma prevede le Uca e abbiamo sei mesi per definire gli interventi. Nell'attesa abbiamo previsto queste misure temporanee, con il ricorso a contratti in libera professione. Ma non vogliamo certo escludere i medici di medicina generale dalla programmazione dell'assistenza territoriale futura: apriremo i tavoli di confronto con i rappresentanti della categoria. Nel frattempo sono appena partite le lettere alle sigle sindacali per l'indicazione dei nomi di chi comporrà il comitato tecnico regionale, con cui intendiamo mantenere un'interlocuzione costante».
Il Gazzettino