Contagi, ricoveri e morti: questa ondata è peggiore di quella di aprile

Contagi, ricoveri e morti: questa ondata è peggiore di quella di aprile
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BELLUNO - «I nostri ospedali sono sottoposti a uno sforzo senza precedenti. Ci stiamo adeguando quotidianamente al variare delle necessità ma questo comprime la possibilità di dare una risposta tempestiva a chi presenta altre patologie. Siamo preoccupati». L’allarme, questa volta, arriva dal direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti: Adriano Rasi Caldogno.


LA COMPARAZIONE
Il 25 aprile, in provincia, c’erano 724 positivi. Ora sono oltre 5mila. Le persone in isolamento erano invece 1.392. Oggi hanno superato quota 6.500. E i ricoveri in area non critica? Ad aprile 94. Sembravano tanti. In questi giorni sono 140 a cui si aggiungono i 60 degli ospedali di comunità e i 15 in Terapia intensiva. Numeri allarmanti che sono stati forniti ieri dall’Usl 1 Dolomiti per confrontare i picchi della prima e della seconda ondata. Il dato sui nuovi positivi è influenzato in buona parte dal numero di tamponi eseguiti. A Belluno la media giornaliera è la più alta del Veneto. Ma questo - ha spiegato il numero uno dell’Usl - non basta a spiegare quello che sta succedendo: «non possiamo nasconderci di fronte ai numeri dei ricoveri, molto superiori rispetto a questa primavera: è un dato obiettivo». Attualmente se ne contano più di 200 compresi i 10 che arrivano da fuori provincia.
I RICOVERI DI OGGI
I pazienti in area non critica sono 139, di cui 70 a Belluno, 57 a Feltre, 12 ad Agordo. Ce ne sono poi 13 in Terapia Intensiva: 7 al San Martino e 6 al Santa Maria del Prato. Infine altri 51 distribuiti negli ospedali di comunità di Agordo, Alano, Auronzo, Belluno e Feltre. «Sono giorni davvero impegnativi – ha spiegato Caldogno – A fronte di immagini che sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo il sentore che per molte persone l’emergenza sia una cosa archiviata, che non ci riguardi. Ahimè, non è così. Sono alti anche i numeri legati ai contagi». Ieri sono state scoperte 224 nuove positività. Se fino a qualche settimana fa i focolai maggiori erano concentrati sulle terre alte – Comelico, Cadore, Ampezzano – ora il virus si è spostato verso il basso. Quindi le aree del Bellunese, dell’Agordino e in parte del Feltrino. Questo il monito del direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti: «Non diamo mai per scontato che ci siano delle zone immuni. È un virus particolarmente insidioso e contagioso che non guarda in faccia nessuno».
ALTRE VITTIME
Ieri ci sono state altre due vittime. Un 86enne ricoverato in Pneumologia a Belluno e una 85enne in ospedale di comunità a Feltre. Nei primi 15 giorni del mese sono morte già più di 50 persone positive al covid. Un’impennata senza precedenti che diventa ancora più pesante se paragonata alle altre annualità. Azienda zero ha preso in considerazione i pazienti positivi morti nelle strutture dell’Usl 1 Dolomiti a novembre e li ha confrontati con la media dei tre anni precedenti. La variazione è del +51%. Inutile ripetere che i pazienti più fragili arrivano dalle case di riposo. Le più colpite, ora, sono quelle di Val di Zoldo, Longarone, Belluno, in parte Borgo Valbelluna, Feltre e Quero. I drive-in tamponi, per scovare gli asintomatici, rimarranno aperti anche durante le festività natalizie ma subiranno alcune variazioni (vedi tabella sottostante). Domenica, inoltre, al San Martino di Belluno e nell’area dell’ex Marangoni a Feltre, dalle 8.30 alle 13.30, saranno istituiti dei drive-in per il vaccino antinfluenzale a favore degli over 60 che ancora non l’hanno fatto.
SERVIZIO IN CRISI

«Ci auguriamo che questo sacrificio chiesto ai nostri cittadini, rispetto anche all’accesso ai nostri servizi, possa concludersi nel più breve tempo possibile – ha concluso Caldogno – Fintantoché la pressione di pazienti covid sulle nostre strutture sarà così forte, non saremo in grado di assicurare quel volume di offerta che solitamente garantiamo a tutta la popolazione». I prossimi giorni saranno cruciali: «Mi auguro un comportamento responsabile e attento da parte dei cittadini. Dobbiamo continuare a svolgere le nostre attività, la nostra vita, ma non dobbiamo dimenticarci che stiamo vivendo un’esperienza straordinaria e che anche le cautele e le attenzioni devono esserne all’altezza».

 

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Il Gazzettino