Covid, per tornare in zona gialla il Fvg deve "svuotare" gli ospedali. Ecco perché i contagi calano ma si resta in arancione

Una Terapia intensiva
PORDENONE E UDINE - Dopo le analisi dei flussi di dati diffusi a livello locale e i bollettini quotidiani via via meno drammatici da una settimana a questa parte, ecco la conferma...

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PORDENONE E UDINE - Dopo le analisi dei flussi di dati diffusi a livello locale e i bollettini quotidiani via via meno drammatici da una settimana a questa parte, ecco la conferma ufficiale: la pandemia in Friuli Venezia Giulia è in fase di rallentamento. I contagi non attraversano più una fase piatta, ma hanno intrapreso una discesa che ora dovrà essere consolidata. Lo certifica il lavoro svolto settimanalmente dall’Istituto superiore di sanità, unico organismo accreditato ai fini delle decisioni che successivamente vengono prese dal ministero della Salute. Nonostante i dati in miglioramento, però, il Friuli Venezia Giulia rimarrà in zona arancione almeno sino al 31 gennaio, dal momento che l’ordinanza entrata in vigore domenica ha una durata minima di 15 giorni, a cui poi seguono generalmente altri sette di perfezionamento dei numeri per l’eventuale ritorno in arancione. 


I NUMERI
Il quadro disegnato dall’Iss è il migliore da più di due mesi. La settimana presa in esame è quella dall’11 al 17 gennaio. Si parte dall’indice Rt, cioè dal valore che in qualche modo riesce anche a “prevedere” quale sarà l’andamento del contagio nel futuro più a breve termine. In Fvg il dato è sceso dallo 0,94 della scorsa settimana allo 0,88 di quella analizzata dall’Iss. Significa che il ritmo dell’epidemia sta rallentando. In calo anche l’Rt sui 14 giorni, cioè l’andamento bisettimanale, passato a 0,89. Sono entrambi valori più lontani dalla quota uno, definita critica per un possibile peggioramento a breve termine. Andando nel dettaglio, un valore fondamentale è quello della percentuale di positivi in relazione ai test, escludendo dai conti i tamponi di routine, come ad esempio quelli svolti al personale ospedaliero: nella settimana tra il 4 e il 10 gennaio erano il 24,4 per cento, mentre ora sono “solo” il 14,5 per cento. Una discesa di dieci punti, la più decisa della seconda ondata. E il calo si verifica sia in ambito ospedaliero che sul territorio. In netta diminuzione anche il conto totale dei casi notificati dalla Protezione civile nei sette giorni presi in esame: nel report precedente erano stati 4.932 mentre in quella tra l’11 e il 17 gennaio si sono fermati a quota 4.533. Tradotto, l’8,1 per cento in meno. Una diminuzione che tocca il 18 per cento se si considerano invece le ultime due settimane. E ancora l’incidenza, passata da 270 a 207 casi su 100mila abitanti. 
SUL TERRITORIO
L’allarme più importante, in una fase incerta per quanto riguarda l’evoluzione della pandemia, è rappresentato generalmente dall’esistenza e dalla diffusione dei focolai: in Friuli Venezia Giulia ci sono 1.775 cluster attivi, ma quelli nuovi sono stati 705 e non 894 come nella rilevazione precedente. È leggermente in calo, invece, la percentuale di contagi per i quali il sistema di prevenzione è riuscito a realizzare un’indagine epidemiologica, quindi a tracciare i contatti: si è passati dal 92 all’88 per cento. 
IN CORSIA

Resta alta, ma si tratta di un dato già noto giorno dopo giorno, la pressione sugli ospedali, anche se nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità si è evidenziato un calo (dal 29 al 36 per cento) del tasso di occupazione dei letti in Terapia intensiva. In crescita di un punto percentuale (dal 53 al 54 per cento) l’occupazione degli spazi nei reparti di Medicina. In conclusione, il Fvg resta ancora a rischio e l’incidenza del contagio sul territorio è tra le più alte d’Italia. Ma la stretta di Natale ha funzionato, e la zona arancione in corso promette di consolidare i risultati. 

 

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Il Gazzettino