Addio al “gigante buono”. Il Covid si prende Ivone, ristoratore di 59 anni

La "Taverna Brenta" di via Venezia ad Oriago di Mira. Nel tondo, Ivone Pitteri
MIRA - La comunità di Oriago in lutto per la scomparsa di Ivone Pitteri, 59 anni, contitolare del ristorante pizzeria “Taverna Brenta”, morto per Covid...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MIRA - La comunità di Oriago in lutto per la scomparsa di Ivone Pitteri, 59 anni, contitolare del ristorante pizzeria “Taverna Brenta”, morto per Covid all’ospedale di Chioggia. L’uomo gestiva da anni, insieme al cognato Stefano Scevola, a ai familiari il noto locale in via Venezia a Oriago, lungo il Naviglio, aperto nel 1982, dal suocero di Ivone, e diventato ben presto un punto di riferimento non solo per gli amanti della buona cucina a base di pesce ma anche per le giovani generazioni che apprezzavano la pizza e l’ambiente accogliente e famigliare. Ivone, che abitava con la famiglia a Mirano, era un punto di riferimento a Oriago, non solo per la sua attività ma anche per la battuta sempre pronta, la sua disponibilità e generosità con tutti, un “gigante buono”, come ha ricordato ieri il sindaco Marco Dori. 


SOTTO CHOC
In tanti, appena appresa la notizia, hanno voluto esprimere la propria vicinanza alla famiglia. «Spiace moltissimo – ha scritto lo stesso sindaco - Ivone era un uomo generoso e solare, sempre disponibile nei confronti del prossimo. Ti faceva sentire a casa. Una persona veramente benvoluta da tutti. Lui e la sua attività sono un punto di riferimento per la comunità. Ciao gigante buono». Il cinquantanovenne, era da giorni ricoverato in gravi condizioni per complicanze legate al Covid all’ospedale di Chioggia e ieri nel primo pomeriggio è stata la stessa famiglia a dare l’annuncio della scomparsa attraverso i gruppi social locali. 
«Anche se non è il nostro modo preferito di comunicare, scriviamo qui per raggiungervi tutti – hanno scritto la moglie Loredana ed il figli Claudia, Gianmarco, Alessandra. - Il nostro papà Ivone è andato in cielo. Grazie ad ognuno di voi con il cuore per il vostro sostegno e le vostre preghiere in questo periodo atroce. Avete con la vostra presenza addolcito i nostri cuori. Abbiamo lottato insieme, sperando fino alla fine. È una sconfitta dura da accettare, ma quello che crediamo è che l’essenza del suo essere, quello che ha spinto ognuno di noi a lottare con forza e speranza, quello che Ivone ha lasciato nel profondo di noi stessi non morirà mai. Grazie ad ognuno di voi per il vostro sostegno ed affetto». 
DOLORE SUI SOCIAL

Dai primi giorni di gennaio, quando a Oriago, si era appreso dell’aggravarsi delle condizioni di Ivone e del suo trasferimento dall’ospedale Covid di Dolo alla terapia intensiva del nosocomio di Chioggia, in molti avevano chiesto notizie sulla sua salute alla famiglia e anche sui gruppi social. Una parente, a nome della moglie Loredana e dei figli, aveva raccontato pubblicamente le condizioni del noto ristoratore. «In questo momento così tragico e duro, troppo difficile da sopportare, leggere il vostro amore su questa pagina Facebook – avevano scritto i famigliari - scalda i nostri cuori, non ci fa sentire soli , ma soprattutto arriva di sicuro al nostro Ivone come energia positiva». Ivone aveva sviluppato una gravissima polmonite da Covid ed era stato intubato il giorno di Natale. Oltre alle infezioni da batteri e funghi, era stata rilevata dai medici una microembolia ed uno dei polmoni era bloccato a causa della polmonite interstiziale. Le sue gravi condizioni erano considerate molto critiche e i medici avevano provato a somministrare anche un farmaco sperimentale per ridurre le infiammazioni. Per qualche giorno era sembrato che il suo quadro clinico stesse migliorando, una situazione che aveva dato qualche spiraglio di speranza alla famiglia. Purtroppo, però, era solo un’illusione. «Siamo ancora appesi a questo filo sottile – raccontavano i figli - ma già che per ora non ci siano peggioramenti è una cosa positiva. Ringraziamo Dio per questi piccoli barlumi di luce e continuiamo a sperare e pregare». Ieri invece l’amaro epilogo.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino