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PORDENONE E UDINE - Gli esperti, in coro, non sono sorpresi. Né particolarmente allarmati, perché all’unanimità ritengono che il fenomeno si sia reso visibile solo ora perché siamo noi che solo ora lo stiamo andando a cercare. Così, secondo logica, le previsioni sono state confermate: la variante inglese in Friuli Venezia Giulia è molto più diffusa rispetto a quel 5 per cento rilevato a inizio febbraio. Non sono state trovate invece le mutazioni brasiliana e sudafricana. La sentenza è arrivata ieri pomeriggio: il ceppo mutato, più contagioso, è stato rilevato in un caso su quattro, a fronte di un campione composto da 50 tamponi provenienti da tutta la regione. La quota conquistata dalla variante inglese è del 26 per cento, in linea con molti altri territori sia in Italia che nell’Unione europea ma con significative differenze a seconda della provincia interna al Fvg.
IL DETTAGLIO
I campioni sono stati prelevati e inviati a Trieste il 18 febbraio. Provengono dalle quattro province. «In base agli ultimi esami effettuati - ha spiegato il vicepresidente regionale Riccardi - appare maggiormente pronunciata la situazione dell’Isontino, con a seguire quella del Friuli centrale».
CONSEGUENZE
La Regione non ha in tasca alcun provvedimento imminente, ma la soluzione è già sul tavolo. Dove saranno individuati i focolai più pericolosi, scatteranno micro zone rosse localizzate, con la chiusura totale di aree comunali o sovracomunali. L’altra alternativa è l’area “arancione scuro”, con le regole dell’arancione “normale” ma con le scuole chiuse sino alle elementari. Rischiano soprattutto comuni già toccati da focolai come quelli nella fascia tra Monfalcone e Gradisca d’Isonzo ma sotto la lente c’è anche la provincia di Udine, ovviamente non tutta. «L’esito del sequenziamento sul campione di tamponi positivi esaminato indica un andamento della diffusione della variante inglese tutt’altro che trascurabile in Friuli Venezia Giulia», ha spiegato ancora Riccardi. Come noto - ha concluso il vicepresidente - a questa mutazione del Covid è attribuita una capacità di diffusione accentuata di almeno il 37 per cento. Al fine di prevenire l’insorgere di altri focolai i Dipartimenti di prevenzione sono impegnati nelle operazioni di tracciamento cercando di isolare il più possibile questa variante».
Sarà proprio questo il lavoro più importante. I Dipartimenti di prevenzione, dopo aver ricevuto i dati, si sono messi già al lavoro per compiere le indagini epidemiologiche legate ai casi riconosciuti di variante inglese. Sta accadendo anche in provincia di Pordenone, dove a inizio febbraio proprio l’opera di tracciamento aveva permesso di individuare e isolare un caso in più (il fratello di un contagiato) rispetto all’analisi iniziale.
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Il Gazzettino