OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Grazie a un tracciamento che finalmente si è fatto puntuale e preciso, a una programmazione sul fronte del sequenziamento del virus già rodata per la variante inglese e infine alla scelta di potenziare il sistema di monitoraggio garantendo più uomini, mezzi e finanziamenti, il Friuli Venezia Giulia ora si ritrova ad essere una sorta di “laboratorio” d’Italia. Sì, perché la conseguenza di tanto lavoro è stata una: scoprire - in anticipo rispetto ad altri territori - che la variante Delta (ex indiana) è già prevalente in regione. Con delle differenze territoriali e con delle doverose specifiche caso per caso, ma prevalente. È questo, dunque, il “nuovo” virus con cui bisognerà fare i conti da qui in avanti.
IL PUNTO
Niente di strano, il virus (i virus in realtà, tutti) muta e continuerà a farlo. Il vaccino (è dimostrato) protegge anche da questa nuova variante, soprattutto dopo la seconda dose. Anche in Gran Bretagna, dove i contagi sono sopra i 20mila ormai da giorni, gli ospedali vivono una situazione di assoluta tranquillità. Nessun allarme eccessivo, ma solo la fotografia di una situazione resa possibile grazie all’intensa attività di tracciamento e sequenziamento. In Friuli Venezia Giulia, infatti, la variante indiana è presente nel 70 per cento dei campioni selezionati.
SPIEGAZIONI
Ora però ci si deve fermare. La diffusione non è pari al sequenziamento. Non è così perché diversi tamponi sono stati prelevati all’interno di un focolaio noto e già legato alla variante Delta. La seconda considerazione riguarda l’ampiezza del campione, elemento che in statistica è simile alla differenza tra il mare e i monti. Diciassette tamponi, infatti, sono ancora pochi per definire un quadro generale. Ma danno l’idea. Dei pochissimi contagi che ormai si contano in Friuli Venezia Giulia sulle 24 ore, circa il 70 per cento appartiene alla cosiddetta variante inglese. C’è ancora un dettaglio che merita la giusta luce. In regione si fanno tanti tamponi. Se si confronta la capacità di testare con la popolazione residente, nessuno riesce a fare meglio in tutta Italia. E per individuare una variante non si possono selezionare i test rapidi antigenici, ma solamente i tamponi molecolari classici. Quindi il livello di ricerca in regione è molto alto e accurato. In conclusione, quanto ci si deve allarmare? Tutto dipenderà, ancora una volta, dalla copertura vaccinale della popolazione con due dosi. Il Friuli Venezia Giulia fortunatamente si presenta alla sfida della variante Delta con una delle quote di richiami già effettuati più alte del Paese. E al momento ha gli ospedali letteralmente vuoti, nonché un livello di contagio ai minimi. Attenzione sì, allarmismo no.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino