Vaccino obbligatorio al lavoro, l'imprenditore: «Ecco come ho convinto i miei dipendenti a proteggersi»

Un Green pass
«Già dallo scorso mese di novembre abbiamo avviato un confronto con i lavoratori più dubbiosi e restii al vaccino. All’inizio, quando a ottobre era...

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«Già dallo scorso mese di novembre abbiamo avviato un confronto con i lavoratori più dubbiosi e restii al vaccino. All’inizio, quando a ottobre era scattato l’obbligo del Green pass “semplice”, erano una quindicina gli addetti che lavoravano con il tampone eseguito tre volte alla settimana. Poi in azienda se n’è parlato. L’argomento non è mai stato affrontato a muso duro. E alla fine siamo a oggi con un solo dipendente che non si è ancora vaccinato». Alla Scm Zanussi, azienda metalmeccanica di Cordenons leader europeo nella produzione di maxi-stampi per il settore dell’automotive con una sessantina di dipendenti, il problema del certificato verde rafforzato (da oggi obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro per chi ha più di 50 anni di età) è stato affrontato per tempo. E risolto anche attraverso una moral suasion, cioé il convincimento nel confronto con i lavoratori.


LA PERSUASIONE


«Quando è entrato in vigore il pass semplice, lo scorso 15 ottobre, erano - spiega Marco Zanussi, l’imprenditore che guida l’azienda di famiglia - circa una quindicina i nostri lavoratori che ancora non avevano scento la strada della vaccinazione. È stato creato un punto tamponi e abbiamo cercato anche di andare incontro i dipendenti rispetto alle spese sostenute. Poi, da novembre, con i decreti sull’obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni, abbiamo cercato un nuovo confronto rispetto a chi continuava ad avere dubbi e perplessità. Nel frattempo - aggiunge il titolare - tra dicembre e gennaio c’è sta la super-diffusione di Omicron che ha colpito diversi dipendenti consentendo a più di qualcuno di avere il certificato di guarigione e dunque il super Green pass». 


NON IMMUNIZZATI


Nelle ultime settimane da quattro non immunizzati il numero si è ridotto a uno solo. «E anche quest’ultimo - spiega l’imprenditore - ora si è deciso a farlo poiché è arrivato Novavax, il vaccino che i no-vax considerano diversi, in quanto non a Rna-messaggero, dagli altri. Perciò, fortunatamente il problema lo abbiamo affrontato e risolto. E non è un problema da poco, soprattutto nelle piccole e medie imprese dove la fascia dei cinquantenni è quella con più esperienze e competenze». Paradossalmente l’azienda ha avuto più problemi da dicembre in poi con le molte assenze da contagio e quarantena. «Ma il problema più importante - precisa Zanussi - è risultato essere quello delle lunghe assenze, bel oltre i sette giorni previsti, a causa dei pesanti ritardi sul rilascio dei certificati di guarigione». Un periodo non facile che l’azienda, avendo commesse e tempi da rispettare, ha dovuto risolvere attraverso l”affitto” di piccole squadre di manodopera molto qualificata. «Una situazione che per l’impresa - sottolinea il titolare - rappresenta un costo in più di un certo rilievo».

 

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Il Gazzettino