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La regione sta rimontando, anche se resta indietro rispetto alla media nazionale. Ma ora serve un altro scatto, un nuovo colpo di reni della campagna vaccinale, soprattutto per quanto riguarda la somministrazione delle terze dosi. In Friuli Venezia Giulia ha ricevuto il richiamo “booster” più di un cittadino su due e la copertura è arrivata a toccare il 53 per cento della platea di chi avrebbe diritto alla terza iniezione. La media italiana è ormai arrivata al 56 per cento. Mancano tre punti per allinearsi, ma almeno il fondo della “classifica” (rappresentato oggi dal 45 per cento di copertura della Sicilia) è più lontano. E per compiere questo scatto fondamentale tornano a scendere in campo i medici di base. Lo fanno però solamente in provincia di Pordenone, perché nel Friuli centrale i dottori di famiglia sono letteralmente spariti dalla campagna vaccinale negli ambulatori.
FRIULI OCCIDENTALE
Quella che inizia oggi sarà una settimana importante. Giovedì aprirà il nuovo hub vaccinale di San Vito al Tagliamento (a Ponte Rosso), si decideranno i dettagli delle “missioni” nelle valli montane ma soprattutto si vedranno di nuovo i medici di base al centro della campagna vaccinale. «Sono un centinaio - spiega il direttore sanitario dell’AsFo, Michele Chittaro - quelli che, il prossimo 27 gennaio, vaccineranno nei rispettivi ambulatori i propri assistiti.
FRIULI CENTRALE
In provincia di Udine invece è tutto fermo, almeno per quanto riguarda il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna di vaccinazione. Non solo non sono in programma gli stessi “open day” che si svolgeranno (a partire dal 27 gennaio) in provincia di Pordenone, ma non ci sono nemmeno ambulatori che attualmente garantiscono ai pazienti dei medici di base di poter ricevere la propria dose comodamente nello studio del dottore di famiglia. «Di fatto in provincia di Udine questo tipo di possibilità non esiste», ha confermato il presidente dell’Ordine dei medici locale, Gian Luigi Tiberio. I medici di medicina generale in provincia di Udine partecipano solo all’attività dei cosiddetti mini-hub. Ma niente punture in ambulatorio.
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Il Gazzettino