Natale tra i no-vax in Terapia intensiva: «Abbiamo provato lo stesso a farli sentire meno soli»

Una Terapia intensiva
«Ci siamo trovati di fronte a persone che anche con i dati della saturazione sotto gli occhi e il respiro sempre più affannoso rifiutavano l’intubazione o...

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«Ci siamo trovati di fronte a persone che anche con i dati della saturazione sotto gli occhi e il respiro sempre più affannoso rifiutavano l’intubazione o contestavano le nostre cure, proponendone delle altre. Nonostante ciò abbiamo provato, con umanità, a non fare sentire queste persone sole nei giorni del Natale. Abbiamo cercato di compensare la dolorosissima mancanza delle famiglie nelle ore che di solito coincidono con i ritrovi, la condivisione». Un’impresa difficile, quella raccontata dall’infermiere e sindacalista del Nursind Andrea Falzone: mantenere un alto livello di empatia con i pazienti nonostante gli attacchi, la mancata fiducia nei confronti del personale medico, a volte le minacce. È stato tutto questo, il Natale vissuto tra i respiratori e i “bip” elettronici della Terapia intensiva Covid di Pordenone. Il reparto è popolato quasi esclusivamente da persone contrarie al vaccino, ora in condizioni critiche e in debito di ossigeno.

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TENSIONE

«E lo sconforto è tanto - ammette Falzone - perché non è facile lavorare con chi non ti crede, con chi non si fida. Nonostante i dati, nonostante il respiro corto, molti continuano a negare l’evidenza, persino il Covid stesso. La nostra inizia ad essere simile alla proverbiale battaglia contro i mulini a vento. Ma dobbiamo resistere e soprattutto a Natale e nei giorni immediatamente precedenti abbiamo tentato di far sentire i pazienti meno soli». Circa cento, i ricoverati per Covid (tra Intensiva e non, ovviamente) durante le feste di Natale all’ospedale di Pordenone. E i non vaccinati in corsia hanno anche 40-45 anni. Non sono affatto solo anziani. «Chi è ricoverato e ha fatto il vaccino - prosegue sempre Falzone - ha sempre un tratto distintivo: ha effettuato la seconda dose ormai molto tempo fa». Nessuno invece è in corsia con la terza somministrazione. C’è poi il fattore del morale, della tempra degli (ex) eroi degli ospedali oggi alle prese con la diffidenza dei no-vax. «La tensione è sempre alta - ammette Falzone - e il clima non è buono. Siamo ormai allo stremo delle forze e alla cronica mancanza di personale si aggiunge un ambiente di lavoro sempre più complicato. Il Natale lo abbiamo passato così, senza dimenticarci del nostro ruolo, che è anche quello di dare una parola di conforto a persone isolate, in gravi condizioni di salute, lontane dall’affetto della famiglia. Persone che purtroppo, hanno scelto loro di non vaccinarsi». 

 

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Il Gazzettino