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Si pensava che il caso delle materie prime a peso d’oro nell’immediata ripresa dal peggiore periodo pandemico riguardasse solo il settore delle costruzioni o più in generale dell’industria. Poi ci si è seduti al tavolino del bar o al tavolo del ristorante. E si è capito che non è così. Non solo così, perlomeno. Anche sul piatto o nella tazzina del caffè è arrivata la stangata. Tangibile, quotidiana, molto più di quella - da addetti ai lavori - del mondo delle costruzioni. Il post pandemia, infatti, in provincia ha provocato un aumento dei prezzi di listino al bar e al ristorante di cui non si ha memoria nel recente passato, almeno in quanto a proporzioni e tempistiche.
IL VIAGGIO
Tutto o quasi, oggi costa di più. Ma non rispetto a qualche anno fa, ma alla fine del 2020 o addirittura all’inizio dell’anno.
LA SPIEGAZIONE
Prima di lasciarsi prendere dall’ira nei confronti dei ristoratori, bisogna fare un passo indietro. «Perché in realtà - spiegano i titolari dei più rinomati ristoranti della città - sono le materie prime ad essere aumentate a dismisura di prezzo». Quindi, ci risiamo. È la stessa dinamica che rischia di minare la ripresa dell’industria. È tutto, quindi, a costare di più. In cima alla lista c’è il prodotto fresco, come il pesce. «Ci sono meno pescatori, meno manodopera, meno barche in mare», illustrano sempre i ristoratori. Quindi il pescato è più raro e il valore sale. Quasi inevitabile, poi, trasferire parte del costo nel piatto e di conseguenza al cliente. A meno che non si voglia lavorare in perdita o in affannoso pareggio. Ma non c’è solo il pesce, alimento pregiato per eccellenza. Al banco del supermercato sono aumentati del 20-30 per cento anche gli ortaggi e la frutta. E i rincari, alla fonte, si fanno sentire anche al mercato generale, dove si riforniscono spesso i ristoratori. È una spirale, al momento inarrestabile. E dopo aver aspettato tanto per tornare al ristorante, ora che si può bisogna fare pure i conti. E attentamente.
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Il Gazzettino