Effetto Covid, dalla colazione alla cena in Fvg tutto costa di più: stangata in ristoranti e bar

Martedì 8 Giugno 2021 di Marco Agrusti
Un pranzo al ristorante
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Si pensava che il caso delle materie prime a peso d’oro nell’immediata ripresa dal peggiore periodo pandemico riguardasse solo il settore delle costruzioni o più in generale dell’industria.

Poi ci si è seduti al tavolino del bar o al tavolo del ristorante. E si è capito che non è così. Non solo così, perlomeno. Anche sul piatto o nella tazzina del caffè è arrivata la stangata. Tangibile, quotidiana, molto più di quella - da addetti ai lavori - del mondo delle costruzioni. Il post pandemia, infatti, in provincia ha provocato un aumento dei prezzi di listino al bar e al ristorante di cui non si ha memoria nel recente passato, almeno in quanto a proporzioni e tempistiche. 


IL VIAGGIO


Tutto o quasi, oggi costa di più. Ma non rispetto a qualche anno fa, ma alla fine del 2020 o addirittura all’inizio dell’anno. Lo spartiacque? L’ultima zona rossa, poi mitigata dall’arancione. Dalla riapertura, tutto è cambiato, a partire dal primo rito del mattino: la colazione. Caffè e brioche, in corso Vittorio Emanuele a Pordenone, fino a poco tempo fa costavano in media due euro e ottanta centesimi. Adesso invece si “vola” oltre i tre euro, spesso si toccano anche i tre euro e dieci o i tre euro e venti. È il primo passo di una camminata in salita su una rampa di prezzi gonfiati. Sì, perché poi arriva il ristorante, dove le cose si fanno più complesse, per tutte le tasche. I rincari nel piatto, infatti, in città arrivano a sfiorare anche il 50 per cento. La media si aggira tra il 30 e il 40 per cento, con alcuni picchi e alcuni casi in cui invece il prezzo è rimasto uguale. L’antipasto? Spesso è passato da 15 a 20 euro. Un primo è lievitato da 13 a 17-18 euro in molti casi. Per i secondi si è saliti da 20 a 25 euro di media. E anche i ristoranti con menù fisso, preferiti dai lavoratori, hanno ritoccato i listini di due o tre euro in media. 


LA SPIEGAZIONE


Prima di lasciarsi prendere dall’ira nei confronti dei ristoratori, bisogna fare un passo indietro. «Perché in realtà - spiegano i titolari dei più rinomati ristoranti della città - sono le materie prime ad essere aumentate a dismisura di prezzo». Quindi, ci risiamo. È la stessa dinamica che rischia di minare la ripresa dell’industria. È tutto, quindi, a costare di più. In cima alla lista c’è il prodotto fresco, come il pesce. «Ci sono meno pescatori, meno manodopera, meno barche in mare», illustrano sempre i ristoratori. Quindi il pescato è più raro e il valore sale. Quasi inevitabile, poi, trasferire parte del costo nel piatto e di conseguenza al cliente. A meno che non si voglia lavorare in perdita o in affannoso pareggio. Ma non c’è solo il pesce, alimento pregiato per eccellenza. Al banco del supermercato sono aumentati del 20-30 per cento anche gli ortaggi e la frutta. E i rincari, alla fonte, si fanno sentire anche al mercato generale, dove si riforniscono spesso i ristoratori. È una spirale, al momento inarrestabile. E dopo aver aspettato tanto per tornare al ristorante, ora che si può bisogna fare pure i conti. E attentamente.

Ultimo aggiornamento: 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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