OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
TREVISO - Non vaccina più contro il coronavirus. Almeno per il momento. L'Usl della Marca ha deciso di non far coprire altri turni nei Vax-point all'infermiera 55enne finita al centro delle indagini per il sospetto che domenica scorsa nel polo di Lughignano abbia effettuato un'iniezione su un carabiniere senza però effettivamente inoculare il siero anti-Covid. «Non è stato necessario alcun provvedimento di sospensione, dato che si era fatta avanti in modo volontario per eseguire le vaccinazioni - spiega il direttore generale Francesco Benazzi - continuerà a svolgere il proprio lavoro nell'ambito dell'assistenza domiciliare integrata, come sempre. Su questo fronte non c'è alcun problema». Ferma restando la piena disponibilità nei confronti della magistratura, l'Usl ha nettamente preso le difese della propria dipendente, che lavora da ormai trent'anni nell'assistenza domiciliare. «Se qualcosa non è andato per il verso giusto, crediamo che si sia trattato solo di uno sfortunato errore sottolinea il direttore non stiamo assolutamente parlando di una No-vax. L'infermiera si è vaccinata contro l'influenza, contro l'epatite e anche contro il coronavirus, sia con la prima che con la seconda dose. È già un punto a suo favore».
Siringa piena di siero anti Covid nel cestino, l'infermiera sotto accusa: «Non sono una no vax»
BOOM DI PRENOTAZIONI
Lunedì, invece, sono partite le lettere dell'Usl indirizzate ai mille operatori della sanità (compresi 154 medici, tra i quali 44 dottori di base e pediatri) che non si sono ancora vaccinati: hanno 5 giorni di tempo per spiegare se c'è un motivo valido o per prenotare la vaccinazione, in caso contrario scatterà la sospensione, con il taglio dello stipendio.
DENUNCIA INASPETTATA
Anche per questo la denuncia ha lasciato l'amaro in bocca. L'azienda sanitaria non nasconde che avrebbe preferito risolvere ciò che reputa un caso isolato sulla base di una segnalazione e di una discussione. «È una questione di stile. Evidentemente sono state prese decisioni diverse spiega Benazzi detto questo, siamo i primi a voler fare chiarezza rispetto a quanto accaduto. È importante sia per noi, come Usl, sia per la persona coinvolta che per tutti i cittadini. Attendiamo gli sviluppi dell'indagine restando a più completa disposizione per far definitivamente luce su quel che è successo». Ciò che porta l'Usl a pensare che sia stato al massimo un errore isolato è che all'interno del contenitore dei rifiuti speciali è stata trovata una sola siringa che avrebbe ancora avuto all'interno il liquido anti-Covid. E non è escluso che possa essere caduta accidentalmente pure durante il turno precedente, quello tra le 8 e le 14, rispetto al periodo di servizio dell'infermiera, che ha lavorato nel polo vaccinale di Lughignano nel pomeriggio di domenica. Per questo non sono stati disposti screening per misurare la risposta a livello di anticorpi tra i cittadini che si sono sottoposti all'iniezione nella stessa giornata. Di contro, l'azienda sanitaria ha già proposto al carabiniere al quale non sarebbe stato effettivamente inoculato il vaccino di eseguire gli esami del sangue a 14 giorni dalla puntura per verificare la presenza o meno di anticorpi. È il test che taglierebbe la testa al toro.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino