Il ristoratore disobbediente. «Caro sindaco, se fa freddo servo la cena all'interno»

Manrico Sartori, storico imprenditore di Noventa, titolare del ristorante Da Marziano a Noventana e del Dakota pub di Vigonza
NOVENTA/VIGONZA - «Caro sindaco, da lunedì sono pronto a disobbedire. Non l'ho mai fatto in vita mia, ma in ballo c'è la mia famiglia e quella dei miei...

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NOVENTA/VIGONZA - «Caro sindaco, da lunedì sono pronto a disobbedire. Non l'ho mai fatto in vita mia, ma in ballo c'è la mia famiglia e quella dei miei dipendenti che rischiano di non aver più da mangiare in tavola e di non aver più i soldi per pagare bollette, affitti e mutui». A parlare è Manrico Sartori, storico imprenditore di Noventa, titolare del ristorante Da Marziano a Noventana e del Dakota pub di Vigonza. «Preciso che negli ultimi giorni ho dovuto chiudere definitivamente il ristorante Must al centro sportivo di via Roma. Era un gioiellino che aveva già raccolto importanti consensi, ma la crisi mi ha messo di fronte a scelte drastiche. Troppe spese, zero incassi e ristori che sembrano solo un'elemosina e non un aiuto concreto dallo Stato». Nella missiva spedita da Sartori al sindaco di Noventa Padovana emerge tutto il dolore dell'imprenditore, esausto, pronto a tutto pur di lavorare.


«Da lunedì saremo aperti anche a cena - ha riferito - e, in caso di pioggia o vento freddo, dirò ai miei clienti di abbandonare il plateatico e di accomodarsi all'interno del locale. Come si può pensare di cenare al freddo? Capisco luglio ed agosto, ma attualmente alle 21 è improponibile mettersi a tavola col giubbotto. Se il primo cittadino, alla luce delle mie dichiarazioni, volesse mandare la polizia locale o i carabinieri faccia pure, io non pagherò. Non ho nulla contro la sua persona e il ruolo che ricopre - ha precisato Sartori - ma forse non è ancora chiaro che questa pandemia, queste restrizioni, hanno distrutto delle famiglie, hanno messo persone nelle mani sbagliate visto che in banca nessuno ti fa credito. Ora che l'emergenza coronavirus si sta gradatamente ridimensionando, con tutte le accortezze del caso vogliamo solo lavorare, riconquistare la nostra clientela e portare del contante a casa». Sartori, protagonista anche a Roma il mese scorso della protesta contro il Governo, ha messo nero su bianco il suo problema, che di fatto è quello di centinaia di imprenditori del settore. «Ogni giorno mi arrivano tasse da pagare, obblighi legati alle utenze, affitti. Nessuno ha mai pensato di bloccare queste spese vive, ma si è invece pensato di ridurci sul lastrico proibendoci di esercitare la nostra professione. La misura è colma».


STIPENDI DA PAGARE


Sulle tematiche squisitamente imprenditoriali Manrico Sartori ha anche puntualizzato: «La riapertura di lunedì mi mette nelle condizioni di ridare lavoro ai dipendenti. Non ci sarà più la cassa integrazione. Dunque sarò io a dover pagare gli stipendi. Nel caso di brutto tempo, non ammetto di dover sborsare soldi senza poter avere a fine serata un incasso. Ecco perché disobbedirò e lo dico apertamente senza alcuna paura». Tra le battaglie del ristoratore vi è anche quella delle aperture in sicurezza.: «Ho investito soldi per igienizzare i locali, per acquistare le postazioni separate anti assembramento. Tutti questi investimenti servono per lavorare in tutta sicurezza e non voglio più fermarmi. La gente sta impazzendo, non girano più soldi e si stanno distruggendo nuclei familiari. Da ora in poi voglio solo fatti, i proclami non danno da mangiare». C'è ora curiosità per capire quale sarà la risposta delle istituzioni di Noventa, ma anche di Vigonza, alla luce dello sfogo del ristoratore. L'obiettivo è arrivare a un accordo che consenta di garantire la sicurezza, ma anche di riprendere un percorso professionale da troppo tempo bloccato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino