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VENEZIA - Sono quasi tutti contagiati dalla variante Omicron e la maggior parte (7 su 10) non ha sintomi. L’estrema sintesi di questa quarta ondata di coronavirus racconta questo. A dirlo sono i dati del sequenziamento di 171 tamponi presi a campione in tutta la regione, processati per tutto il Veneto dal reparto di Genomica dell’ospedale dell'Angelo e dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie di Legnaro (Padova), e che mostrano come nel Veneziano la variante Omicron del Sars-CoV-2 sia responsabile del 96% dei contagi.
Un dato destinato a crescere e diventare già vecchio nel giro di pochi giorni, quando Omicron soppianterà del tutto la precedente Delta. «Quando Omicron si è presentata e abbiamo capito la sua alta contagiosità - spiega il dottor Mosé Favarato, primario di Genetica, Citogenetica e Diagnostica molecolare dell’Angelo, reparto che sequenzia i tamponi per Ulss 3 e Ulss 4, quindi tutta l’area metropolitana di Venezia - ci era chiaro che avrebbe preso posto delle altre varianti. Pensavamo sarebbe accaduto in circa due mesi, ci ha messo ventisei giorni. È realistico pensare che nell’arco di poco il 100% dei contagiati sarà a causa di Omicron». A non essere cambiata è la ricaduta che Omicron ha sui suoi contagiati. Nonostante il contagio si alzi, nell’universo dei positivi scende la quota di chi ha sintomi. Nel territorio di competenza dell’Ulss 3, il 69,1% dei malati è del tutto asintomatico («quasi sostanzialmente composto da giovani e vaccinati», spiega il primario Favarato), il 25,8% ha sintomi lievi e il 2,3% è paucisintomatico (vuol dire avere soltanto qualche colpo di tosse secca, una febbricola al di sotto di trentasette e mezzo che dura uno o due giorni, un generale senso di stanchezza).
Di - o con - coronavirus, intanto, si muore ancora anche se Omicron (circa otto volte più contagiosa di Delta e basta meno di un quarto d’ora in presenza di un positivo, e senza protezione, per contagiarsi) è meno aggressiva, soprattutto se incontra un vaccinato. «Ci sono stati casi di vaccinati a ciclo pieno che sono deceduti, non tanto per il virus ma per le gravi patologie pregresse - puntualizza il dottor Favarato - Come funzioni il virus nell’evento morte lo sapremo tra anni, studiando i casi potremo capire se è una concausa o se dà il via all’abbassamento delle difese immunitarie che favoriscono processi già in atto». «A livello pediatrico c’è un aumento delle positività, non della malattia. Diciamo che possiamo fare lo stesso ragionamento dei vaccinati: i bambini, come gli under35, rispondono con positività ma spesso nessuna sintomatologia», conclude Favarato.
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Il Gazzettino