MESTRE - Anziani “reclusi” nelle case di riposo per evitare contatti con il virus. Familiari arrabbiati perché non possono andare a trovare i propri cari e...
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Parole che a quanto pare non sono rimaste inascoltate dal momento che Enrico Brizioli, amministratore delegato di Kos Care, il gruppo che gestisce anche la residenza assistenziale di Favaro, ha deciso di dare una risposta. «Abbiamo letto l’appello dei parenti dei nostri ospiti per le difficoltà che stanno vivendo a causa delle limitazioni a visite e contatti con i loro cari, restrizioni motivate dalla necessità di tutelare la loro salute e dettate dalla normativa vigente. Siamo vicini a loro in questo momento e comprendiamo pienamente la sofferenza che stanno vivendo».
Parole di solidarietà, dunque, ma quali soluzioni si possono trovare per rendere meno amara la vita a ospiti e familiari?. «Questa pandemia ci sta forzando verso la ricerca di un nuovo equilibrio nella definizione del mandato stesso delle strutture per anziani e dei rapporti tra Aziende Sanitarie, erogatori, ospiti e familiari», risponde Brizioli.
Le Residenze, compresa quella di Favaro, nascono per perseguire essenzialmente due scopi: supportare le famiglie e garantire agli ospiti la migliore qualità di vita possibile. «Ma perché questo percorso virtuoso si verifichi le strutture devono essere aperte, sia alle famiglie per garantire lo scambio emotivo sia al territorio per garantire una continuità di stimoli di vita vissuta agli ospiti - prosegue l’amministratore delegato di Kos Care - Il Covid ha messo in crisi questo modello. Apertura al territorio, se da un lato significa continuità vitale e il mantenimento dei legami affettivi, dall’altro significa esposizione al virus e quindi rischio per la salute e la sopravvivenza degli ospiti delle residenze, persone non semplicemente anziane, ma molto spesso non autosufficienti con una salute molto fragile e diverse patologie concomitanti».
Ma non è tutto, il contesto infatti è complesso, delicato ed in ballo ci sono pure le indagini in corso da parte della magistratura. «Trovare un nuovo equilibrio è un compito molto difficile con cui le autorità sanitarie si sono misurate e si misurano continuamente nella definizione delle norme e delle indicazioni operative più efficaci, con l’obiettivo di contemperare la necessità di tutelare la salute degli ospiti e le esigenze affettive loro e delle loro famiglie - spiega Enrico Brizioli - Da parte nostra, ci stiamo impegnando per trovare nuove modalità e strumenti per favorire questi incontri, garantendone la massima sicurezza».
Infine una proposta e un’apertura alla speranza: «Auspico che sia possibile far convergere le energie di tutti in un dibattito aperto, non solo veneto ma nazionale, con l’obiettivo di trovare un nuovo equilibrio fatto di nuove soluzioni gestionali, nuove modalità di erogazione dei servizi, nuove sensibilità nella gestione degli spazi e delle relazioni per garantire veramente la miglior qualità di vita possibile ai nostri grandi anziani».
Soluzioni che, quindi, per Brizioli, devono essere trovate non per una singola struttura, ma aprendo una sorta di tavolo di trattativa a livello nazionale in cui vengono elaborati progetti e idee per garantire il bene comune, gli interessi di tutti, familiari, operatori e, soprattutto, degli anziani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino