BORGO VENETO «Preferirei dimenticare ma sarà impossibile». A dare la misura di quanto sia stata lunga e difficile la sua lotta contro il coronavirus sono i...
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I CONTAGI
A inizio luglio, la notizia del suo contagio era stata vissuta con apprensione in paese, dove era scattato il contact tracing dell'Ulss 6 Euganea per individuare eventuali altri casi positivi. Oltre a quello della compagna, di 58 anni e della mamma, di 88. L'intera famiglia, composta anche dai due figli di lei di 35 e 36 anni era finita in isolamento. Il 3 luglio è una data che l'imprenditore agricolo non dimenticherà tanto facilmente perché proprio quel pomeriggio gli è arrivato l'esito del tampone: positivo. La febbre a 39 che lo tormentava da una settimana nonostante gli antipiretici, e quel senso di oppressione al petto non erano una semplice tracheite come si sospettava all'inizio, ma sintomi del Covid-19. La sua situazione si è aggravata nel giro di poche ore, tanto da renderne necessario il ricovero. «A Schiavonia ci sono rimasto un paio d'ore. Poi via in ambulanza a sirene spiegate: mi hanno trasferito a Padova, nel reparto di Malattie infettive perché i polmoni erano compromessi» racconta l'uomo. Per lui respirare era diventato sempre più faticoso, tanto da richiedere un secondo trasferimento, in Terapia intensiva. «I medici mi hanno detto: Dobbiamo farti dormire. Sono queste le ultime parole che ricordo, poi solo sogni». Per 19 giorni.
LE SENSAZIONI
«Manco ghe ne parlo, mejo stao confessa il 58enne .
Il Gazzettino