Stage nel ristorante a Cortina: «Violentata a 17 anni dal lavapiatti». Si copre il volto per non vederlo

Stage nel ristorante a Cortina: «Violentata a 17 anni dal lavapiatti». Si copre il volto per non vederlo
Talmente terrorizzata da quell’uomo, che avrebbe tentato di abusarla sessualmente quando aveva 17 anni da portarsi in aula, con l’autorizzazione dei giudici, un...

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Talmente terrorizzata da quell’uomo, che avrebbe tentato di abusarla sessualmente quando aveva 17 anni da portarsi in aula, con l’autorizzazione dei giudici, un paravento per non vederlo in viso. «Mi faceva paura e ero terrorizzata da lui - ha detto la ragazza oggi 20enne -, a lungo ho faticato a relazionarmi al genere maschile dopo quello che mi era successo». Lui è Kamal Haouran, 41enne marocchino con moglie e figli per 7 anni lavapiatti al ristorante Ospitale di Cortina, dove sarebbe avvenuto l’episodio il 5 febbraio 2015. La 17enne che frequentava una scuola di Vittorio Veneto era salita come stagista qualche giorno prima. Era stata affidata a lui, il suo tutor. «Quella sera - ha raccontato ieri la ragazza - avevamo terminato alle 23.45 circa. Con una collega  siamo andate nella stanza vicino a quella per i fumatori. È arrivato anche lui e si è seduto alla mia destra. La mia collega poi è uscita. Lui si è alzato. È andato verso la porta della stanza e poi ho capito perché, l’aveva chiusa a chiave. Improvvisamente mi ha afferrato il collo con il braccio sinistro e mi ha portato vicino alla sua bocca». «Ero terrorizzata - ha proseguito la ragazza - l’ho spinto con entrambe le braccia e ho cercato di scappare, ma lui non me lo ha permesso. Poi ha iniziato a dirmi frasi poco piacevoli del tipo “io so come far soddisfare una donna”. Io ero piccola non sapevo cosa dovevo fare, per togliermelo di torno ho provato a dire che ero lesbica». 

LE MINACCE

«Mi ha fatto promettere di non parlare con nessuno di quello che era successo - ha detto - o si sarebbe rivalso su di me. L’ho fatto, per riuscire a andarmene. La prima porta era aperta, ma la seconda era chiusa a chiave dall’interno. Ho visto una chiave, era quella giusta, ma non riuscivo a inserirla perché tremavo. Alla fine sono riuscita a fuggire e ho subito chiamato mio padre». Il giorno dopo la ragazza tornerà a casa. I gestori l’avrebbero supplicata di non dire nulla. «Il titolare - ha detto ieri la giovane - era molto arrabbiato e agitato e non voleva che questa storia uscisse per non infangare il nome del suo locale». Ma la vicenda ieri era in aula. Al termine della deposizione l’imputato è stato fatto uscire e a ragazza è uscita da retro. Infine ha parlato anche lui raccontando la sua verità, tramite le domande del suo difensore Gianluca Nicolai. «Io ho famiglia, lavoro tante ore al giorno e di certo non ho tempo per queste cose», ha detto respingendo ogni addebito. Il processo è stato rinviato al 17 marzo per sentire la collega che era entrata in stanza con i due quella sera. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino