Corte dei conti, allarme impunità: «Ostacoli alle indagini sugli sprechi»

Corte dei conti, allarme impunità: «Ostacoli alle indagini sugli sprechi»
«In futuro si potranno fare sempre meno indagini sugli sprechi dei pubblici amministratori e sugli ingenti danni erariali provocati alle casse pubbliche da azioni dolose o...

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«In futuro si potranno fare sempre meno indagini sugli sprechi dei pubblici amministratori e sugli ingenti danni erariali provocati alle casse pubbliche da azioni dolose o gravemente colpose di politici e manager».


A lanciare l’allarme è il procuratore regionale della Corte dei conti del Veneto, Carmine Scarano, alla luce delle novità legislative introdotte in gran silenzio nel corso dell’estate, come spesso accade, e che rischiano di rendere sempre più difficoltosa l’azione dei magistrati contabili.

La norma contestata è la legge delega 124 dello scorso 7 aprile, la quale dedica l’articolo 20 al "riordino della procedura dei giudizi innanzi la Corte dei conti", prevedendo almeno un paio di novità dagli effetti preoccupanti. Per entrare in vigore sono necessari i decreti attuativi, che devono essere approvati dal Governo entro un anno, ma il percorso è tracciato.

«Il primo aspetto che crea perplessità è la riduzione dei termini di prescrizione - spiega Scarano - In futuro, dopo sette anni dal fatto, la procura non potrà più chiedere il risarcimento dei danni provocati da amministratori infedeli o che hanno commesso gravi errori, il che significa garantire l’impunità in gran parte delle questioni di danno erariale, il ritardo con cui gli sprechi o le distraizoni di denaro pubblico vengono scoperte e la complessità delle indagini necessarie».

Attualmente il termine quinquennale di prescrizione può essere interrotto sostanzialmente all’infinito, a patto che venga inviato all’incolpato un atto di messa in mora, poi rinnovato ad ogni scadenza quinquennale. Forse troppo, ma passare a sette anni significa davvero non tutelare l’interesse della collettività: basti pensare che perfino la prescrizione per le questioni civilistiche tra privati è più lunga, con un termine decennale.

«La seconda questione riguarda l’esecuzione delle sentenze di condanna: attualmente se ne occupano direttamente gli enti danneggiati (Comuni, Province, Regioni, ecc). La riforma prevede di passare la competenza alla Procura regionale: così facendo, però, si rischia la paralisi. Come faranno cinque magistrati e gli appena 12 addetti di cancelleria a gestire, in giro per il Veneto, e talvolta per l’Italia, centinaia di procedure esecutive che spesso durano anni? L’effetto sarà quello di paralizzare il resto dell’attività: si faranno meno inchieste e meno udienze di discussione delle richieste di condanna per danno erariale. Il lavoro oggi delegato a decine di diverse amministrazioni, sarà concentrato ad un soggetto privo di struttura e di strumenti adeguati. Ad esempio: come sarà possibile andare alle udienze di esecuzione in giro per il Veneto senza neppure una vettura di servizio?»


Inoltre la situazione del personale, sia amministrativo che di magistrati, è in continuo peggioramento. L’attuale scopertura di organico è attorno al 30 per cento e nel 2016 molti magistrati saranno costretti ad andare in pensione con la legge che ha abbassato l’età massima per restare in servizio da 75 a 70 anni. In uscita il prossimo anno, con molte probabilità, sarà lo stesso procuratore Scarano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino