VENEZIA - Sono preoccupati più delle conseguenze per l’economia italiana che per la salute personale e dei propri cari. Un timore trasversale che accomuna ogni...
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LO STUDIO
Esce il primo studio che si occupa non dei malati, ma delle persone che da settimane sono chiuse in casa. A sondare lo stato d’animo di chi si trova tra le mura domestiche, i timori, le aspettative, il come si informano, il livello di fiducia nei confronti di istituzioni e medici è stata l’Università di Pavia. Un sondaggio a cura dei professori Monia Anzivino del dipartimento di Scienze economiche e aziendali, Flavio Antonio Ceravolo e Michele Rostan del dipartimento di Scienze politiche e sociali. L’indagine, condotta da Questlab a metà marzo, ha coinvolto 1500 cittadini, dei quali 700 delle tre regioni più colpite dall’epidemia quindi Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e 800 del resto d’Italia. I temi affrontati nelle interviste toccano il livello di allarme sociale provocato dall’epidemia, la preoccupazione per le sue conseguenze, i mezzi utilizzati per informarsi, la fiducia nelle diverse fonti di informazione utilizzate, i comportamenti e gli orientamenti nella prima fase di crisi.
I RISULTATI
Si scopre così che il contagio di Vo’ Euganeo nel Padovano assieme a quello di Codogno in Lombardia sono stati i casi che hanno generato la vera allerta. Anche se un terzo degli intervistati (il 32%) ha dichiarato di essersi preoccupato fin dalle prime notizie provenienti dalla Cina, il 9% lo ha fatto in seguito al ricovero della coppia di cittadini cinesi a Roma, il 24% quando ha avuto, appunto, la notizia del contagio di Codogno e Vo’ Euganeo e, infine, il 36% ha iniziato a entrare in apprensione con la rapida diffusione dei malati nelle altre regioni d’Italia. Delle tre regioni più colpite il Veneto è quello che ha avuto una percentuale più bassa di persone molto preoccupate (il 25%) rispetto a Lombardia (31%) e a Emilia Romagna (34%). I timori sono più forti nella fascia di età 35-64 anni, seguiti da quella 18-34, mentre gli over 65 si dicono per la maggior parte abbastanza preoccupati, ma non in modo eccessivo. Va detto che il 54% degli intervistati dichiara di essere preoccupato “abbastanza”, il 26% “molto” e solo il 3% poco.
Per tutti comunque fondamentale è tenersi aggiornati: quasi il 60% si informa tutti i giorni e più volte al giorno, mentre quasi il 40% lo fa tutti i giorni, ma solo una o due volte. Nelle regioni più colpite, il numero di persone che nelle prime settimane si è tenuta informata con più assiduità è stata maggiore in Emilia-Romagna (63%), seguita da Lombardia (61%) e Veneto (54%). I più assidui nell’informarsi sono stati gli anziani (over 64 anni), seguiti dai giovani 18-34enni e poi dagli adulti 35-64enni. La maggior parte lo fa attraverso i telegiornali, seguiti da social e quotidiani. Questi ultimi scelti maggiormente da chi ha un livello d’istruzione elevato. Gli intervistati hanno inoltre più fiducia in esperti e medici, seguiti da Istituto superiore della sanità e Organizzazione mondiale della sanità. Infine in Veneto e Lombardia gradiscono di più le fonti governative regionali rispetto a quelle nazioni, mentre in Emilia Romagna è l’inverso. Nel complesso le donne sono meno prudenti degli uomini, ma coloro che più faticano a rispettare le limitazioni sono gli anziani.
Raffaella Ianuale
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Il Gazzettino