«L'isolamento durerà a lungo e temiano il crollo dell'economia»: le preoccupazioni di chi vive chiuso in casa

Sabato 11 Aprile 2020 di Raffaella Ianuale
Venezia deserta
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VENEZIA - Sono preoccupati più delle conseguenze per l’economia italiana che per la salute personale e dei propri cari. Un timore trasversale che accomuna ogni categoria, anche se le percentuali più alte coinvolgono lavoratori autonomi e parasubordinati, seguiti da disoccupati e dipendenti del privato. Tutti però hanno più a cuore le sorti economiche del Paese rispetto alle ricadute sul proprio portafoglio causate dallo stop prolungato deciso per il contenimento del contagio da coronavirus. Se poi si chiede quanto pensano possa durare questa emergenza, quasi la metà afferma sicuramente più di tre mesi.
LO STUDIO
Esce il primo studio che si occupa non dei malati, ma delle persone che da settimane sono chiuse in casa. A sondare lo stato d’animo di chi si trova tra le mura domestiche, i timori, le aspettative, il come si informano, il livello di fiducia nei confronti di istituzioni e medici è stata l’Università di Pavia. Un sondaggio a cura dei professori Monia Anzivino del dipartimento di Scienze economiche e aziendali, Flavio Antonio Ceravolo e Michele Rostan del dipartimento di Scienze politiche e sociali. L’indagine, condotta da Questlab a metà marzo, ha coinvolto 1500 cittadini, dei quali 700 delle tre regioni più colpite dall’epidemia quindi Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e 800 del resto d’Italia. I temi affrontati nelle interviste toccano il livello di allarme sociale provocato dall’epidemia, la preoccupazione per le sue conseguenze, i mezzi utilizzati per informarsi, la fiducia nelle diverse fonti di informazione utilizzate, i comportamenti e gli orientamenti nella prima fase di crisi.
I RISULTATI
Si scopre così che il contagio di Vo’ Euganeo nel Padovano assieme a quello di Codogno in Lombardia sono stati i casi che hanno generato la vera allerta. Anche se un terzo degli intervistati (il 32%) ha dichiarato di essersi preoccupato fin dalle prime notizie provenienti dalla Cina, il 9% lo ha fatto in seguito al ricovero della coppia di cittadini cinesi a Roma, il 24% quando ha avuto, appunto, la notizia del contagio di Codogno e Vo’ Euganeo e, infine, il 36% ha iniziato a entrare in apprensione con la rapida diffusione dei malati nelle altre regioni d’Italia. Delle tre regioni più colpite il Veneto è quello che ha avuto una percentuale più bassa di persone molto preoccupate (il 25%) rispetto a Lombardia (31%) e a Emilia Romagna (34%). I timori sono più forti nella fascia di età 35-64 anni, seguiti da quella 18-34, mentre gli over 65 si dicono per la maggior parte abbastanza preoccupati, ma non in modo eccessivo. Va detto che il 54% degli intervistati dichiara di essere preoccupato “abbastanza”, il 26% “molto” e solo il 3% poco.
Per tutti comunque fondamentale è tenersi aggiornati: quasi il 60% si informa tutti i giorni e più volte al giorno, mentre quasi il 40% lo fa tutti i giorni, ma solo una o due volte. Nelle regioni più colpite, il numero di persone che nelle prime settimane si è tenuta informata con più assiduità è stata maggiore in Emilia-Romagna (63%), seguita da Lombardia (61%) e Veneto (54%). I più assidui nell’informarsi sono stati gli anziani (over 64 anni), seguiti dai giovani 18-34enni e poi dagli adulti 35-64enni. La maggior parte lo fa attraverso i telegiornali, seguiti da social e quotidiani. Questi ultimi scelti maggiormente da chi ha un livello d’istruzione elevato. Gli intervistati hanno inoltre più fiducia in esperti e medici, seguiti da Istituto superiore della sanità e Organizzazione mondiale della sanità. Infine in Veneto e Lombardia gradiscono di più le fonti governative regionali rispetto a quelle nazioni, mentre in Emilia Romagna è l’inverso. Nel complesso le donne sono meno prudenti degli uomini, ma coloro che più faticano a rispettare le limitazioni sono gli anziani.
Raffaella Ianuale
 
Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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