Due settimane non bastano per avere la certezza di essere guariti dal nuovo coronavirus. Neppure se l'infezione non dà più alcun tipo di sintomo. Il 50% dei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Coronavirus, allarme 50enni. Sanguinetti: «I più a rischio nel lungo periodo, cresce tendenza contagi»
Escluso il personale sanitario in servizio negli ospedali: medici, infermieri e operatori continuano a essere sottoposti al tampone dopo due settimane per valutare un loro rientro immediato nei reparti e negli ambulatori. «È un virus subdolo che ancora non conosciamo a fondo spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria trevigiana i molti casi, se c'è una grande carica infettiva, il tampone resta positivo anche dopo i 14 giorni di isolamento. Dopo tre settimane, invece, fino ad ora l'esito è sempre stato negativo».
DIFFERENZE IN BASE ALL'ETA'
Le cose cambiano, e di parecchio, in base all'età delle persone contagiate dal Covid-19. A specificarlo è lo stesso direttore generale. «Sotto i 55 anni, il 70 per cento dei tamponi di controllo risulta negativo già dopo i 14 giorni di isolamento. Sopra i 55 anni, invece, succede il contrario: il 70 per cento dei tamponi di controllo continua a essere positivo dopo i 14 giorni fa il punto Benazzi così scatta una settimana di quarantena aggiuntiva. Dopodiché non rileviamo più problemi. Non è ancora chiaro perché il virus si comporti in questo modo. Noi, come altri, abbiamo iniziato a studiarlo per definire le variabili in campo, in modo da fare chiarezza. Al momento vediamo che le cose vanno così misurandole direttamente sul campo». La quarantena per i pazienti è stata allungata da due a tre settimane sfruttando anche l'attuale blocco delle attività lavorative non essenziali. Tradotto: in caso di contagio confermato, se non si deve andare a lavorare, meglio rimanere a casa una settimana in più. In primis per non contagiare altre persone mentre si pensa di essere usciti dal tunnel del coronavirus. E poi anche per ottimizzare il lavoro di processo dei tamponi, oggi più che mai prezioso, senza rischiare di trovarne la metà ancora positivi.
Covid 19, lo scienziato Silvestri: «La tregua arriverà in estate, solo allora batteremo il virus»
DURATA DEL RICOVERO
Tali regole non valgono per gli operatori della sanità, non ancora almeno, perché il loro lavoro in ospedale in questo periodo è fondamentale. Di conseguenza l'Usl preferisce andare a verificare se il virus è ancora presente già al 14esimo giorno di isolamento. Nei casi in cui è sparito, c'è il via libera per rientrare in servizio. Nei casi in cui invece è ancora presente, scatta anche per medici, infermieri e operatori un'altra settimana di quarantena. Insomma, il controllo è ancora più stringente. Le persone contagiate dal Covid-19 che hanno bisogno di essere ricoverate in ospedale rappresentano un capitolo a parte. Qui tutto dipende dall'andamento del quadro clinico e dall'eventuale presenza di altre patologie. Fermo restando che anche il periodo di ospedalizzazione non è breve. «In media i ricoveri di pazienti positivi al coronavirus durano venti giorni conclude Benazzi purtroppo i tempi non sono velocissimi. Ma per fortuna la situazione generale sta migliorando e non abbiamo più la pressione che avevamo qualche settimana fa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino