Sfogo del consigliere comunale: «"Ostaggio" dell'ospedale per un polso rotto»

Renzo Scolaro in ospedale
CONSELVE «Ci sentiamo davvero ostaggi di una situazione quasi irreale e molti di noi hanno purtroppo i nervi a fior di pelle, per favore aiutateci ad uscire di qua»....

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CONSELVE «Ci sentiamo davvero ostaggi di una situazione quasi irreale e molti di noi hanno purtroppo i nervi a fior di pelle, per favore aiutateci ad uscire di qua». E' l' appello accorato lanciato da Renzo Scolaro, consigliere comunale di Conselve, ricoverato da una settimana all'ospedale di Schiavonia. Reduce da un incidente in Romagna nel giorno di San Valentino, Scolaro, dopo i primi accertamenti all'ospedale di Cesena, era stato trasportato a Schiavonia per essere sottoposto ad un intervento di riduzione di una frattura al polso. «Una operazione eseguita in day hospital, nel tardo pomeriggio di giovedì scorso, che ha comportato una degenza di una notte. Venerdì 21 è poi scattata l'emergenza Coronavirus e da allora sono bloccato nel reparto di Ortopedia», spiega Scolaro.

Il clima all'interno della struttura deve essere piuttosto bollente, come conferma lo stesso amministratore comunale: «Devo riconoscere una grande abnegazione del personale del reparto, a partire dal Primario dottor Gianluca Bisinella, che oltre ad una grande professionalità, ha saputo infondere grande umanità in tutti noi, ma dopo una settimana, rischiamo di andare davvero fuori di testa», precisa Scolaro, sottolineando anche il fatto che «già da giorni tutti siamo stati sottoposti a tampone, che è risultato negativo».

Dei circa quaranta degenti all'interno del reparto, almeno una decina potrebbero far ritorno a casa: «Mi chiedo a questo punto che senso la nostra permanenza qua, siamo sicuramente un costo per la collettività, non sarebbe meglio essere inviati a domicilio con le dovute prescrizioni di sicurezza, quando anche soggetti positivi sono stati dimessi da Padova e proseguono il monitoraggio a casa?. L'impressione è quella di un carcere, seppure con i comfort di una bella struttura ospedaliera, come quella di Schiavonia, dove lavorano dei grandi professionisti della medicina - continua Scolaro -. Da oggi possiamo anche uscire dal reparto per raggiungere la grande hall di ingresso, ma qua ovviamente è tutto chiuso, per fortuna funzionano i distributori automatici, ma quello che più manca a tutti noi è la vicinanza dei nostri familiari che non vediamo ormai da una settimana, anche se il calore del personale dell'ospedale lenisce un po' la nostra tristezza».
Nicola Benvenuti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino