Guarisce in ospedale dal Coronavirus ma non può tornare a casa: lì sono ancora tutti positivi al virus

Guarisce in ospedale dal Coronavirus ma non può tornare a casa: lì sono ancora tutti positivi al virus
TREVISO È guarito dal coronavirus. Dopo un periodo di ricovero nell'ospedale di Treviso, i due tamponi di controllo hanno dato la conferma che tutti aspettavano....

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TREVISO È guarito dal coronavirus. Dopo un periodo di ricovero nell'ospedale di Treviso, i due tamponi di controllo hanno dato la conferma che tutti aspettavano. Però non è potuto tornare a casa. Perché qui ci sono i suoi familiari, a loro volta positivi al Covid-19, che stanno affrontando la quarantena. E così si è deciso di trasferirlo dal Ca' Foncello alla casa di cura Giovanni XXIII di Monastier. Per guadagnare un po' di tempo. Potrà tornare a casa quando non ci sarà più il rischio di essere nuovamente contagiato.


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La soluzione trovata per mantenere l'equilibrio è stata registrata nel bollettino sui casi di coronavirus timbrato ieri sera da Azienda Zero. Per la prima volta è apparsa tra le strutture anche la casa di cura Giovanni XXIII di Monastier. Da una parte è stato registrato l'ingresso di un paziente in area non critica e dall'altro si è subito specificato che il paziente in questione è una persona negativizzata dal punto di vista virologico. Vuol dire che non presenta più tracce del Covid-19. Che è completamente guarito, insomma.

La situazione è gestita da Marco Bassanello, coordinatore e Covid manager della casa di cura di Monastier, che continua a rimanere libera dal coronavirus. «Si è trattato di un caso isolato fanno sapere dall'Usl della Marca ad oggi non c'è la necessità di individuare altre strutture per i pazienti che devono recuperare dopo essere guariti dall'infezione da Covid-19. A riguardo, la nostra valvola di sfogo principale continua a essere l'area isolata della casa di riposo Oic di Vedelago».

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LO SCREENING
Nel frattempo è entrato nel vivo il maxi-screening per il coronavirus che ha trasformato il Palaverde in un super ambulatorio. Lunedì il sistema è stato collaudato dai campioni del Benetton Rugby, risultati tutti negativi. Nel pomeriggio dello stesso giorno sono stati eseguiti i primi test rapidi su 101 persone impegnate nei servizi essenziali. Tra questi, 99 sono risultati subito negativi e gli altri due sono risultati negativi al tampone di controllo, che viene eseguito nel caso in cui il test rapido evidenzi la presenza di anticorpi. Adesso si procede con un ritmo di cento test all'ora. Ieri sono state controllate circa mille persone, a partire dagli uomini delle forze dell'ordine e dai dipendenti dei Comuni. Il centro di Microbiologia di Treviso ha continuato a fare esami fino a notte inoltrata. Questa mattina verranno resi noti gli esiti degli accertamenti. Mentre al Palaverde si continuerà con lo screening. L'operazione verrà conclusa il 14 maggio, quando saranno state complessivamente controllate oltre 12mila persone.

NEL COMUNE

Ordinata e tranquilla anche ieri è defluita senza soste la fila di persone in coda a Cimadolmo per sottoposti al test sierologico. Nel pattinodromo, con le postazioni allestite dai volontari della Protezione civile, gli infermieri della Castel Monte Salute aiutavano le persone a compilare le schede con l'anagrafica, la mail sulla quale ricevere l'esito dell'esame. Dopo la registrazione, veniva effettuato il prelievo. Il tutto in circa 40 minuti; la maggior parte del tempo necessaria per compilare i documenti, una manciata i minuti necessari per il prelievo. Dopo che lunedì mattina c'è stato qualche intoppo dovuto alla connessione telematica ed al fatto che era presente solo una stampante, ieri le cose sono fluite senza problemi. In coda, ben distanziate, con mascherina e guanti, le persone leggevano o guardavano lo smartphone. Armandosi di quella pazienza che gli italiani, di solito poco propensi a far la coda, in questi due mesi loro malgrado hanno dovuto reperire. Tutti con l'obiettivo di avere più tranquillità. Se verranno trovati gli anticorpi (non necessariamente riferibili al Covid-19), il medico di base verrà informato per le misure successive. I residenti nel comune hanno pagato metà della spesa, l'altra metà sarà coperta dall'amministrazione comunale. Tante comunque le persone arrivate da fuori, attirate dall'opportunità di potersi sottoporre al test sierologico.
(m.fav / a.fr)
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Il Gazzettino