PORDENONE E UDINE - Non chiusure, ma graduali e prudenti riaperture. Non una nuova stretta, ma un calendario credibile per poter riavviare alcune attività ferme da tempo a...
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PORDENONE E UDINE - Non chiusure, ma graduali e prudenti riaperture. Non una nuova stretta, ma un calendario credibile per poter riavviare alcune attività ferme da tempo a causa delle restrizioni. È questa la linea dell’amministrazione regionale retta dal presidente Massimiliano Fedriga. E sono questi i concetti espressi ieri durante la conferenza tra Stato e Regioni alla presenza del neo-ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini.
LE DISTANZE
«La posizione espressa pochi giorni fa dal presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, è privata e personale», è l’opinione della Regione Friuli Venezia Giulia. Si parla in questo caso della possibilità - ventilata proprio dal presidente dell’Emilia Romagna - di istituire a livello nazionale un’unica zona arancione per un tempo limitato. Questo per arginare l’impatto delle varianti sul contagio e nel frattempo accelerare la campagna vaccinale. Una nuova stretta omogenea, quindi, anche se non “dura” come quella che invece invoca una parte (per ora non maggioritaria) della comunità scientifica. Su questa posizione Fedriga non è d’accordo e ieri ha espresso il suo punto di vista appoggiato anche da alti presidenti, come ad esempio il ligure Toti. In mattinata era stato il segretario della Lega, Matteo Salvini, a sparare a zero sull’ipotesi di una nuova zona arancione a livello nazionale.
LA SPERANZA
La proposta che invece arriva dal Friuli Venezia Giulia è un’altra: non chiusure, ma parziali riaperture seppur dettate dalla massima prudenza.
Il Gazzettino