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PORDENONE E UDINE - Non al bar, nemmeno al ristorante. Ancora meno passeggiando all’aperto con la mascherina, anche se in tanti e nel centro di una città, come si è visto poco prima di Natale. Non è a causa di queste attività che si sono impennati i numeri del contagio in Friuli Venezia Giulia. Lo spiegano i massimi esperti regionali e lo testimoniano i dati in possesso dei Dipartimenti di prevenzione: la nuova ondata di infezioni sta dilagando nelle famiglie e nei gruppi di amici, e verosimilmente il contagio è avvenuto in casa, senza mascherina, a distanza ravvicinata e per lunghi periodi di tempo. E il dato è testimoniato da una percentuale: nell’ultima settimana, gli isolamenti e le quarantene sono aumentati del 40 per cento rispetto ai sette giorni precedenti. E si tratta praticamente in tutti i casi di gruppi di conoscenti che hanno trascorso assieme il periodo natalizio.
IL PROBLEMA
L’alternanza tra zona rossa e zona arancione che ha caratterizzato le festività ha ulteriormente piegato le forze residue delle tante attività economiche costrette a richiudere. Ma non ha fermato i contagi. Anzi, paradossalmente è accaduto il contrario, perché il virus ha ripreso a correre nelle famiglie e tra i conoscenti. Lo rilevano ad esempio i medici di base della provincia di Pordenone e più in generale del Fvg.
LE MISURE
La situazione è complicata. Oggi, con ogni probabilità, la Regione riceverà dalla cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità la nuova “pagella”, che conterrà soprattutto il valore dell’indice Rt nella settimana tra il 4 e il 10 di gennaio. L’aumento dell’indicatore è praticamente scontato, così come l’ingresso del Fvg almeno in zona arancione (bar e ristoranti di nuovo chiusi, spostamenti limitati al Comune di residenza salvo le note eccezioni) a partire da lunedì. Ma dalla task force regionale arriva un monito forte: «Le misure restrittive - ha concluso infatti il professor Fabio Barbone - sono assolutamente necessarie, ma non possono durare una o due settimane. Devono essere più durature, per riuscire ad abbattere davvero un contagio che ormai viaggia dappertutto. La soluzione migliore sarebbe il lockdown duro, ma dal momento che non ce lo possiamo permettere, almeno la zona arancione sia più lunga». Tre settimane, come minimo.
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Il Gazzettino