MESTRE Potrebbe essere il terzo falso allarme, sperando che non sia invece il primo caso di ammalato di coronavirus Covid-19 giunto in Italia attraverso l’aeroporto Marco...
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La donna proveniva da Hong Kong con un volo diretto per Parigi e da lì è ripartita arrivando allo scalo veneziano. A Parigi i controlli non sono sistematici e ferrei come negli aeroporti e nei porti italiani, lì di solito gli addetti salgono in aereo all’arrivo e chiedono come vadano le cose e se qualcuno senta di avere la febbre.
PROTOCOLLO
A Tessera, invece, il protocollo che è stato preso ad esempio anche dagli altri scali italiani, prevede appunto la misurazione della febbre a tutti i viaggiatori in arrivo dall’estero. Se, poi, si tratta di persone giunte dalla Cina, da Hong Kong e paesi limitrofi, il livello d’attenzione, in caso di febbre oltre i 37,5 gradi centigradi, sale immediatamente e ulteriormente fino all’invio del passeggero all’ospedale dove viene sottoposto a tutti gli esami per capire se si tratti di un banale stato di raffreddamento o di un contagiato dal nuovo coronavirus.
Giusto lunedì scorso, con un volo proveniente da uno scalo europeo, era sbarcata una viaggiatrice sud coreana con la febbre a 38, e in Corea del Sud sono già stati diagnosticati alcuni casi di coronavirus: in ospedale, fortunatamente, l’esito dei controlli era stato negativo, e hanno quindi escluso che la febbre potesse essere causata dal virus che causa una patologia influenzale particolarmente acuta con interessamento dell’apparato respiratorio (i sintomi della Covid-19, questo è il nome dato alla malattia, includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie; nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte); la paziente è stata tuttavia trattenuta in osservazione per motivi di sicurezza.
PRECEDENTI
Giovedì 23 gennaio, prima che l’ordine della Protezione civile e del ministero della Sanità di controllare la febbre ai viaggiatori di tutti gli aeroporti e non solo a Roma Fiumicino e Milano Malpensa, al Marco Polo era comunque scattato l’allarme per un bambino cinese giunto con la febbre. In quel caso erano stati i genitori a rivolgersi alle autorità, e il bambino era stato trasferito all’Angelo di Mestre e posto in osservazione, e fortunatamente i sanitari non avevano evidenziato correlazione con l’epidemia in atto in Cina.
All’inizio di questa settimana, infine, oltre che del caso della passeggera coreana, l’Ulss 3 si è occupata anche di due pazienti di Taiwan risultati affetti dal virus, che nei giorni precedenti avevano soggiornato in un albergo di Venezia, attuando tutte le misure di prevenzione del caso.
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Il Gazzettino