Tra i primi a chiudere e tra gli ultimi, probabilmente, a riaprire. Saltano, e salteranno ancora per mesi, forse anche dopo l'estate, concerti, eventi e tour e non solo in...
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«FACCIAMO SQUADRA»
«Stiamo cercando di mettere assieme tutti quelli che lavorano nel campo – spiega - per fare una sorta di censimento: l’intento è portare alla luce di tutti quante famiglie vivono con questa filiera lavorativa che va dal facchino al produttore, passando per promoter e aziende audio-luci-video. Questo ci permetterà di presentare proposte valide alla Regione per far respirare le aziende e di riuscire a dare voce, e di conseguenza un sostegno economico, a persone che in questo momento non hanno nulla e sono professionisti, come addetti alla sicurezza, tecnici del suono, datori luce, elettricisti, operai arrampicatori, lavoratori del ferro per il montaggio palco, che magari lavorano a intermittenza».
CENTO AZIENDE
Per ora sono una trentina le aziende che hanno risposto (e una settantina quelle che mancano ancora all’appello, invitate a dare riscontro per agire uniti): «Solo contando le ditte che hanno risposto – continua Rodaro -, ci sono 480 tra titolari e dipendenti fissi e una forbice che va dai 200 ai 500 collaboratori esterni. Secondo me, complessivamente saranno più di 2mila persone. Il giro d’affari attuale è di 40milioni di euro: in base a chi ci ha dato riscontro, al 30 aprile le perdite saranno di 5 milioni di euro; a fine ottobre, saliranno a 25 milioni».
Music Team, una delle più grandi realtà qui in regione, ha calcolato una perdita, a fine aprile, di 260mila euro; dei 17 collaboratori, 11 sono in cassa integrazione mentre gli altri sono in un limbo perché hanno contratti a intermittenza: «Ci sono moltissime persone assunte a chiamata – spiega Rodaro - che si trovano a non aver diritto ad alcun ammortizzatore sociale. Forse però qualcosa si sta muovendo a livello regionale: stanno studiando una formula per dare sostegno anche a loro, ad esempio sulla base di quanto guadagnato nell’ultimo periodo».
«LAVORO SVANITO»
Tra le imprese del settore messe in difficoltà dall’epidemia, ci sono quelle che garantiscono la sicurezza: «Quasi tutto il nostro lavoro è su concerti, locali, discoteche e centri commerciali, ma ora è tutto annullato. Viviamo nel limbo aspettando la fase 2 – dice Paul Pisani, coordinatore responsabile per il Fvg e il Veneto di Global Investigation Service, con 37 anni di esperienza alle spalle - nessuno ci dà informazioni chiare. Abbiamo oltre un centinaio di collaboratori a chiamata e mi piange il cuore quando mi telefonano per chiedere lavoro: come Ais, assieme al socio Franco Cecconi che è anche presidente dell’associazione, stiamo lottando perché venga riconosciuto anche a loro una forma di sostegno».
QUATTRO MESI IN FUMO
E pensare che già si lavorava per 4 mesi di lavoro continuo, guardando all’estate: «Erano due mesi che organizzavo la distribuzione del personale, le auto, gli appartamenti da affittare. Invece, tutto annullato: fino a quando non si sa». Eppure, una parte delle perdite poteva essere ridotta con l’attività di controllo anti-assembramenti fuori dai supermercati: «Invece molti scelgono gli interni, e lo capisco; qualcuno si affida a non professionisti, che non hanno seguito i corsi di formazione, non sanno gestire il pubblico e con quale tipo di contratto non si sa: mi auguro che vengano fatti controlli. Adesso aspettiamo il 4 maggio, con la riapertura dei negozi e, speriamo, dei centri commerciali: appena scattata l’emergenza – spiega Pisani - mi sono premurato di acquistare mascherine e guanti e i laser per la misurazione della temperatura e ho fatto il corso online ai miei collaboratori. Siamo pronti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino