BELLUNO - L'emergenza coronavirus batte duro sull'economia bellunese e, in particolar modo, sui dipendenti che, in cassa integrazione avranno una riduzione notevole della...
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LA SEGRETERIA
«Le richieste di cassa integrazione continuano ad arrivare. Ad oggi siamo a quota novanta ditte ferme - spiegano i sindacalisti della Fim Alessio Lovisotto, Mauro Zuglian e Matteo Caregnato -. Se fino ad oggi veniva fatta richiesta con spirito cautelativo, con la proroga del provvedimento di chiusura delle attività, le aziende inizieranno a utilizzare gli ammortizzatori sociali. I tre quarti delle centoventi aziende del settore metalmeccanico del bellunese sono chiuse, al momento».
Si prospetta un periodo molto difficile per i lavoratori perché con la cassa integrazione a zero ore, l'impatto sul reddito è devastante: si può arrivare a perdere anche il 50% dello stipendio. Considerando infatti che il lordo di un operaio di terzo livello è pari a 1650 euro, che la cassa a zero ore paga al massimo 1000 euro al mese e che in cassa non si maturano né ferie né permessi né tredicesima, la perdita per ciascun lavoratore sarà attorno al 50% dello stipendio.
«Sulla base delle richieste inoltrate dalle aziende - sottolineano i responsabili della Fim bellunese - si può dunque ipotizzare che la Cigo sia destinata a coinvolgere i tre quarti dei circa 4.500 dipendenti delle aziende metalmeccaniche bellunesi. Se da un lato è stato difficile arrivare alla chiusura delle aziende, dall'altro sarà molto più difficile riaprirle». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino