TREVISO Caffè, brioche, spritz e tramezzino. Tutti decisi a vincere la paura. Ma all’esterno. Ed ecco che tavolini, sedute, sedie invadono le piazze trevigiane....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE RICHIESTE
Nei giorni scorsi gli uffici comunali sono stati subissati dalle richieste di estensione dei plateatici già esistenti, 130, e di domande per crearne di nuovi. 26. «Abbiamo già effettuato 80 sopralluoghi - spiega il comandante della polizia locale di Terviso Andrea Gallo -, e nel 50 per cento dei casi abbiamo già dato parere positivo. Ad altri abbiamo richiesto solo qualche aggiustamento: gli esercenti si sono dimostrati tutti molto collaborativi, e troveremo per tutti una soluzione». I tavolini troveranno spazio un po’ ovunque: a San Tomaso, saranno collocati, per la prima volta, anche sotto la porta medievale.
IL PRIMO CAFFE’
Per i trevigiani, c’è da dirlo, la riapertura dei bar è stata una sorta di liberazione. «Sai dove sono? Non ci crederai: sto bevendo un caffè al bar» esclama entusiasta una 50enne seduta ai tavoli del bar Americano di piazza Vittoria. Dispenser con il gel igienizzante, tavolini distanziati, e indicazioni continue da dare ai clienti. «Non è sempre facile, perchè la gente è abituata a spostarsi le sedie, magari solo per non avere il sole sugli occhi, ma così facendo vengono vanificati i nostri sforzi - spiega Antonio Polo del bar Perlage, in via Cadorna -. Ovviamente ripartire era fondamentale, ma è ancora presto per tirare le somme: stamattina abbiamo servito una sessantina di caffè, un terzo di quanti ne vendiamo, o per meglio dire, vendevamo, prima del lockdown». Al Caffè Rialto di via dei Lombardi i gestori, Alessandra e Francesco, hanno dovuto ridurre i posti a sedere all’interno del locale, passati da 9 a 4. «Ma tutti vogliono stare all’esterno, e stiamo cercando di ampliare il plateatico e i posti a ridosso del locale - spiegano -. Diciamo che siamo in una fase sperimentale, vediamo come va. Certo molto meglio di prima: con il solo servizio di “delivery”, ci pagavamo a malapena i costi di bicchieri e posate di plastica. Una cosa era non guadagnare, altra non riuscire nemmeno a pagare affitto e bollette. Diciamo che abbiamo usato questo periodo per farci conoscere». Chi ha fatto una scelta radicalmente opposta è il Bar Nazionale di Corso del Popolo. «Continuiamo a fare solo servizio d’asporto - spiega una delle responsabili, Dorjana Stafa -. Il cafè è talmente piccolo che non vale la pena fare servizio al banco e ai tavolini. Perderemmo tra l’altro molto tempo: così, il cliente entra, prende il caffè o un panino, ed esce subito, facendo spazio al successivo. Questo è l’unico modo, per un locale come il nostro, per riuscire ad andare avanti». Un dettaglio che ovviamente è dispiaciuto a tutti è stata l’assenza dei quotidiani al banco: non si possono mettere a disposizioni dei clienti per motivi igienico sanitari.
IL SINDACO
«È bello vedere le attività che riprendono vita e i sorrisi delle persone attraverso la mascherina» afferma il sindaco Mario Conte, che ieri mattina ha fatto un lungo giro per la città che ricomincia faticosamente a rimettersi in piedi. E lancia un invito: «Va bene segnalare le cose che non vanno, ma non soffermatevi solo chi porta male la mascherina o se in un locale la distanza tra i tavolini non è un metro ma 95 centimetri. Pensiamo tutti invece a fare bene le nostre cose e a seguire le regole, concentriamoci su questo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino