TREVISO - Finora lo stop era avvenuto a macchia di leopardo. Ora diventa generalizzato: entro domani la maggior parte della Marca produttiva si fermerà, come stabilito dal...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE DIFFICOLTA’
Paradossalmente, per alcune aziende è persino complicato individuare un settore unico di appartenenza. Non a caso, la Camera di commercio, oltre ad un’apposita equipe in collaborazione con Prefettura e Provincia per fornire assistenza, ha dedicato degli esperti per definire un’interpretazione per quelle imprese che svolgono più lavorazioni. Ulteriore dimostrazione della complessità della questione, e anche di un certo disorientamento generato dalle norme, i trenta tecnici della task-force sull’emergenza, messa in campo da Assindustria Venetocentro, negli ultimi due giorni, hanno fatto fronte ad una media di 70-80 richieste a testa.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
L’altra partita su cui l’associazione degli industriali trevigiani e padovani è impegnata in queste ore riguarda gli ammortizzatori sociali: 440 le domande di cassa integrazione avanzate da altrettante tra le 3.500 imprese socie delle due province, da giovedì a ieri, per complessivi 43mila lavoratori. “La scorsa settimana, come Confindustria, avevamo lavorato con il sindacato per produrre un protocollo con l’obiettivo di garantire la salute dei nostri collaboratori – afferma Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro -. Pensavamo di aver raggiunto un ottimo risultato, soprattutto per le imprese che avevano deciso di continuare. Dopodiché è arrivato l’ennesimo decreto, tra l’altro sabato a tarda sera, con panico tra gli imprenditori, ma anche tra i dipendenti, che non sapevano se lunedì avrebbero dovuto venire a lavorare o meno. Le carte in tavola sono di nuovo cambiate e quello sforzo, positivo e doveroso, è stato vanificato”. La presidente ribadisce che la salute viene prima di tutto e le imprese sono pronte a fare responsabilmente quanto richiesto dalle autorità. “D’altra parte – aggiunge -, dobbiamo essere consapevoli che non si può fermare tutto e le aziende avrebbero dovuto avere la possibilità di scegliere, in base alla loro singola situazione. Ovviamente applicando i protocolli stabiliti. Sia chiaro, nessuno vuole imprese che, nella gravità del momento, non lavorino in sicurezza: perciò servivano i controlli e se qualcuno usciva dalle regole doveva chiudere. Peraltro in molte delle nostre aziende quelle condizioni sono già rispettate: facendo casa e azienda, il rischio è minimo. Il problema è stato che, non avendo avuto una chiara percezione della gravità, a lungo la gente ha continuato ad uscire, a frequentare gli amici, ad andare in palestra” Quanto potrà reggere il sistema produttivo questa “ibernazione”? “Meno di quel che si pensa. Anche se un’azienda è in salute dal punto di vista finanziario, è comunque legata ad un mondo di piccole e piccolissime altre imprese. E questo mondo è quello più fragile. Anche le grandi industrie, senza quel mondo, non possono vivere. Il 3 aprile è una scadenza che già comincia a mettere in difficoltà diverse realtà. Io spero non si vada oltre”.
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino