PADOVA - «Quello che si sta alzando in questi giorni è un vero e proprio grido di dolore di tantissimi imprenditori artigiani che non sanno cosa li aspetterà...
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IMPATTO PESANTISSIMO
«I dati si commentano da soli precisa Boschetto - immaginiamo l'impatto che questa emergenza avrà su un'economia basata sulle piccole imprese. Abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti. Gli insoluti sono all'ordine del giorno, se non congeliamo il rating bancario, gli effetti di questo fermo saranno disastrosi. Lo stillicidio di decreti, la loro pubblicazione in tarda serata e gli annunci aumentano la complessità del momento - afferma Boschetto - e rischiano di accrescere l'insicurezza e il senso di smarrimento di quanti nella difficoltà continuano ad operare garantendo servizi fondamentali. É fondamentale che nelle prossime ore il Parlamento, in fase di conversione del decreto Cura Italia, accolga il più possibile gli emendamenti proposti dalla Confartigianato e tenga conto anche di queste ulteriori nuove limitazioni. Devono essere previsti stanziamenti dedicati a integrazione degli esistenti per sostenere le imprese». «Ad oggi in Veneto sono state 6.700 le imprese che hanno aperto la procedura per usare il fondo di sostegno al reddito tutelando 27.000 dipendenti, siamo già al 20% di aziende artigiane e loro dipendenti in cassa integrazione. E la situazione a Padova non è diversa, siamo inondati di richieste. Un numero mai raggiunto nemmeno nella grande crisi del 2011/2013 e destinato solo ad aumentare con la prevista chiusura delle tante attività produttive non indispensabili programmata da ieri e dall'impossibilità nel mondo dipendente artigiano, dove l'80% sono operai, di continuare a lavorare in modalità smart working».
I NUMERI
«In questo momento - conclude Boschetto - è fondamentale un grande senso di responsabilità da parte di tutte le parti sociali, affinché le imprese che oggi sono autorizzate ad operare possano farlo con serenità e in sicurezza, tenendo presente che non possiamo permetterci di arrestare del tutto il sistema produttivo se non a costo di una grave crisi occupazionale. Va infine previsto con provvedimento unico, chiaro ed inequivocabile, che i titolari delle imprese possano andare nella propria azienda per vigilare i macchinari e la sicurezza degli impianti». In Veneto per il solo artigianato risultano chiuse 15.182 attività pari al 60,3% del totale. I settori maggiormente colpiti sono: l'edilizia (esclusi gli installatori di impianti) con 7.114 aziende chiuse, seguite dal comparto del benessere (2237 attività chiuse), dalla metalmeccanica con 2.209, la moda 1.484, il legno/arredo con 1.119 e l'artistico con 445 attività chiuse. Sul fronte degli addetti rimasti senza lavoro, in totale in provincia, le aziende artigiane lasciano a casa 37.719 persone tra dipendenti, titolari, soci e collaboratori familiari. In questo caso il settore più coinvolto in termini assoluti è sempre l'edilizia con 11.499 persone seguito dalla metalmeccanica 10.021, la moda 6.073, il benessere con 4.538, il legno/arredo con 3.546 e 914 quelli che operano nell'artistico. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino