«Il peggior virus che possa colpire un imprenditore italiano è la burocrazia. Essa ha la capacità di insinuarsi in tutti i meccanismi professionali, rischiando...
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Coronavirus. Commercianti e artigiani ne hanno abbastanza: «Apriamo subito, altrimenti sarà un'ecatombe»
LA STORIA
Esistente già a metà del Novecento come “pensione Adriana”, la struttura si presenta oggi come un albergo a 3 stelle gestito dalla titolare Adriana De Biasio e dai figli Matteo e Michele De Toni. Ed è sempre di loro proprietà il ristoro Fontanabona, ai Piani di Pezzè, circondato dalle piste da sci in inverno e da numerosi sentieri d’estate. «La mia reale professione è quella di dirigente Luxottica, per la quale ho fatto il giro del mondo due volte - spiega Michele De Toni, che è anche presidente del Consorzio operatori turistici di Alleghe -; ma il mio amore per le attività di famiglia è molto profondo. Mio fratello Matteo, in qualità di cuoco, è invece sempre stato attivo in prima persona. Però ora, comprensibilmente, è arrivato “a livello” e vuole lasciare l’albergo per dedicarsi solo al ristorante-pizzeria. E come dargli torto? A fine ottobre 2018 la furia di Vaia ha fatto innalzare il lago di Alleghe che ha letteralmente invaso il piano più basso del nostro hotel, dove c’erano tutti gli impianti di distribuzione andati completamente distrutti. Un danno complessivo di circa 100mila euro di cui ad ora siamo stati risarciti solo di una minima parte. Come se non bastasse ecco il Corona virus a interrompere bruscamente, e anzitempo, la stagione invernale. E prefigurando mesi estivi da sangue e lacrime. Il tutto a fronte di aiuti statali pari a zero perché l’unica via che ci è stata proposta dal Governo Conte è quella di indebitarci ancora».
IN SALITA
Difficoltà oggettive che inducono la famiglia De Toni a gettare la spugna. «Ma l’idea di chiudere l’attività di famiglia mi fa male al cuore - aggiunge Michele - ed è per questo che vorrei comunque confrontarmi con la nostra banca per capire se abbiamo qualche margine di azione. A quel punto mia mamma, nonostante i 78 anni, sarebbe pronta a ritornare in pista. Mentre io, avendo già un lavoro con un’entrata, potrei cercare di gestirlo non gravando economicamente sull’azienda. Di buona volontà, nel nostro piccolo, ne abbiamo da vendere. Di certo, però, Stato e Regione devono cercare di far la loro parte, evitando accanimenti eccessivi nei confronti degli operatori del turismo, da sempre gravati da una burocrazia assurda, che fa perdere tempo e risorse. Dei contributi a fondo perduto, ad esempio, non farebbero male. Sarebbero una boccata di ossigeno per tutti noi “piccoli” per invogliarci ad andare avanti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino